“Don Peppino è stato ammazzato come don Puglisi. Dovrebbero
proclamare beato anche lui”. Cimitero di Casal di Principe. In un’assolata
mattinata, una donna sulla cinquantina e vestita di nero, è ferma davanti la
cappella dov’è sepolto don Giuseppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra il
19 marzo del 1994. “Quando ieri al Tg ho appreso la notizia che don Puglisi è stato proclamato beato, ho
esultato – spiega la donna - e
stamattina ho sentito il bisogno di venire a pregare sulla tomba di don Peppe. Prego perché sia
riconosciuto come martire della chiesa.
Si fermano anche altre donne.
Annuiscono alle parole della signora, senza aggiungere altro. Hanno tutte una
rosario in mano. Comincia una preghiera collettiva. “Queste scene si vedono
spesso fuori la cappella di famiglia – dice Emilio Diana, il fratello di don
Giuseppe – e so che anche in molte case di Casal di Principe c’è l’immaginetta
di mio fratello con una luce perpetua accesa. Per i casalesi don Peppino è già
qualcosa in più di un semplice sacerdote ucciso dalla camorra. Di questo sono
contento. Per quanto riguarda la beatificazione – dice Emilio Diana - è
qualcosa che appartiene alla chiesa, non a noi familiari”.
Alcuni mesi fa è
stato il vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, a lanciare il sasso nello
stagno per chiedere la beatificazione di don Diana. “Giuseppe Diana è il
riscatto delle nostre terre sempre oppresse. E’ l’anima pulita della nostra
chiesa meridionale. E’ giunto il momento di proclamarlo “beato-makarios, il
valoroso, il giusto”. Ha scritto alcuni mesi fa in una lettera ai genitori di
don Peppe, sottolineando che: “Ha pagato
di persona, come Gesù, fino a donare la vita per i fratelli. La chiesa non
potrà mai assumere il volto della purezza evangelica, se non presenta i suoi
“martiri della libertà”, contro le presenze massacranti della camorra.”
Ma ad
iniziare l’iter processuale, dev’essere la Diocesi di don Diana, cioè quella di
Aversa. E qui, invece, segnali non ce ne sono. Né i fedeli, né i parroci hanno
preso alcuna iniziativa per proclamare beato don Diana. A confermarlo è lo
stesso vescovo della Diocesi, monsignor Angelo Spinillo. “Fino ad ora non c’è
stata alcuna richiesta. Perché avvenga la beatificazione, come nel caso di don
Puglisi, bisogna avviare un processo che accerti che l’uccisione sia avvenuta “in
odium fidei”,“in odio alla fede” e non semplicemente alla persona – dice
monsignor Spinillo- perciò è necessaria
una riflessione approfondita, sentire testimonianze, rileggere gli scritti.
Scritti in sé non ce ne sono molti, tranne quel volantino famoso “per amore del
mio popolo”. Al momento, quindi, non c’è nulla. Se si decidesse di chiedere
l’apertura di un processo per la beatificazione di don Diana – precisa
monsignor Spinillo - dovrebbe essere
espressione di una comunità che va a fare una ricerca, raccoglie le
testimonianze e le presenta alle Diocesi per poterle vagliare in un apposito
tribunale.
E’ un iter abbastanza complesso, di cui il primo passo è quello che
un certo numero di fedeli, bastano anche 30 persone, chiede l’avvio del
processo. E, di conseguenza, si raccolgono informazioni sulla vita della
persona e anche sulla sua morte. Fino ad ora nessuno lo ha fatto. Non sappiamo
in futuro, ma al momento la situazione è questa”. Dal “Comitato don Peppe
Diana”, nato subito dopo la sua uccisione, arriva invece, la conferma che la
richiesta per l’apertura di un processo perla beatificazione è oramai matura.
Come conferma uno dei suoi esponenti, Mauro Baldascino: “Con l’arrivo del nuovo Vescovo credo vi siano le condizioni giuste. E’ maturo il
tempo per rilanciare la proposta del Vescovo Nogaro per la beatificazione di
don Peppe, trovando un valido
postulatore”.
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