lunedì 27 maggio 2013

CONSEGNATO A PALERMO PREMIO LIBERO GRASSI SCUOLE LIVORNO E L'AQUILA PRESENTANO LAVORI SU USURA E VIOLENZA


Provengono da Livorno e L'Aquila le due scuole vincitrici della nona edizione del premio Libero Grassi, consegnato oggi alla Camera di Commercio di Palermo e realizzato dalla cooperativa 'Solidaria onlus' con il sostegno dello sportello Legalità della Camera di Commercio di Palermo, di Confcommercio Nazionale, in collaborazione con il ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Due le sezioni del concorso al quale hanno partecipato 64 scuole italiane con 154 elaborati: l'usura e la violenza contro le donne. A vincere il premio sul tema dell'usura è Claudia Pipitone, della classe V D del liceo classico 'Cotugno' de L'Aquila, con lo spot 'Insieme si puo «Una menzione speciale per lo stesso tema è andata alla classe IIID della scuola media 'Sabin' di Segrate (Mi) che ha realizzato lo spot 'Basta!'. È la classe IIIE di Livorno, invece, la vincitrice, con lo spot 'Non siamo solè, del premio sul tema della violenza contro le donne. Una menzione speciale è andata alla classe V A dell'Iti 'Gemmellaro' di Catania. Gli studenti delle scuole vincitrici, cioè il Liceo Classico 'Cotugno' de L’Aquila e il Liceo Scientifico 'Enriques' di Livorno, sono stati premiati con un viaggio di turismo responsabile nei luoghi dell'antimafia a Palermo e provincia, iniziato il 25 maggio e concluso oggi. »Mi ha particolarmente colpito la lettura dei nomi delle vittime della strage di Portella della Ginestra, tutti quei bambini - ha detto Giulia Longobardi, della III E di Livorno - Ma questo mi ha dato maggiore forza, in futuro vorrei fare un lavoro che mi permetta di impegnarmi nel sociale«. »Abbiamo conosciuto la storia di Danilo Dolci e Peppino Impastato, siamo stati a Cinisi e Partinico, sono esperienze che ti segnano - spiega Giulia Monteleone, della stessa classe - e che racconteremo ai nostri coetanei che ancora non sono stati in Sicilia«. »Libero Grassi è stato soprattutto un costruttore di coscienze, non solo un imprenditore che ha detto no al racket«, ha detto Rosanna Montalto, responsabile dello sportello Legalità della Camera di Commercio che ha annunciato un progetto di apertura di altri sportelli della legalità in tutte e 102 le camere di Commercio. A Pina e Alice Grassi, moglie e figlia dell'imprenditore ucciso dal racket nel 1991, sono state consegnate come regalo simbolico durante la manifestazione un frammento delle macerie di un edificio crollato nel centro de L'Aquila durante il terremoto. »Speriamo che il terremoto non sia per noi l'inizio di un cammino negativo nel segno dell'usura«, ha detto la delegazione della classe abruzzese. »Ogni anno le scuole rispondono in maniera significativa a questo premio dando senso a un'azione di legalità che portiamo avanti da nove anni«, ha detto Roberto Helg, presidente della Camera di Commercio di Palermo. Tra i presenti, Pietro Agen, vicepresidente di Confcommercio nazionale, Luca Squeri, presidente della Commissione sicurezza e legalità di Confcommercio nazionale e il magistrato Leonardo Agueci. Per l'occasione è stato realizzato un annullo filatelico dalle Poste italiane in ricordo di Libero Grassi.

sabato 25 maggio 2013

IN BICI DA FIRENZE AL SENATO IN RICORDO DI TUTTE LE STRAGI


Nel ventesimo anniversario della strage dei Georgofili il Cral Ataf insieme a Fitel (Federazione Italiana Tempo Libero), col patrocinio del Comune di Firenze e del Senato della Repubblica, organizza una manifestazione commemorativa con raccolta fondi a scopo benefico. Oggi in piazza Ognissanti, il vicesindaco e assessore allo sport Stefania Saccardi a nome dell'Amministrazione Comunale, ha consegnato a un gruppo di ciclisti-autisti Ataf un messaggio contro tutte le violenze, destinato al presidente del Senato Pietro Grasso. La giornata proseguirà fino alle 18 con la musica degli «Anema & Core in Blues», eventi di sport, spettacolo, con l'intervento di rappresentanti delle istituzioni e una raccolta fondi da donare in beneficenza all'associazione Pallium. «Con orgoglio - si legge nel messaggio - possiamo affermare che a 20 anni di distanza parte delle ragioni di quella strategia terroristica sono state individuate. Commemorare ciò che è accaduto in quel frangente terribile della nostra storia, e in via dei Georgofili in particolare, oltre che essere un tributo doveroso alla memoria delle vittime e dei feriti, non significa soltanto ricordare.
 

La vera memoria è quella che parla, racconta, porta a distinguere il giusto dall'ingiusto, a capire ciò che serve e che, alla fine, costringe a mobilitarsi e a farlo tutti insieme. Iniziative come questa sono quindi fondamentali. Perché invitano a una mobilitazione collettiva e trasformano questi argomenti, mafia e stragi, in un 'caso’ per ogni italiano, in qualunque angolo viva. Perché la vera memoria, il vero cambiamento, hanno bisogno di ciascuno di noi in prima persona, di fatti concreti. E, soprattutto, della coesione dell'intero Paese«. Domani i ciclisti - che indosseranno magliette appositamente realizzate in ricordo delle più importanti stragi compiute in Italia - partiranno alle 6 da Grassina e sosteranno a Montefiascone per la notte. Lunedì 27 maggio, partenza da Montefiascone e arrivo alle porte di Roma, dove insieme ai colleghi Fitel Lazio, raggiungeranno il Senato della Repubblica per consegnare i messaggi.
 

Alla manifestazione, patrocinata dal Comune di Firenze, dalla Camera e del Senato della Repubblica, parteciperanno, per la Fitel Nazionale, Il Presidente Luigi Pallotta, l’On. Titti di Salvo e Paolo Bolognesi dell'associazione familiari delle vittime della strage di Bologna.

MAFIA: FIRENZE RICORDA LA STRAGE DI VIA GEORGOFILI, 20 ANNI FA 5 MORTI


 
Era l'1.04 della notte del 27 maggio 1993. Una data che Firenze non dimenticherà mai: un furgone riempito con 250 chili di tritolo e altro materiale esplode nel cuore della città, fra la Galleria degli Uffizi e l'Arno, a due passi dalla sede dell'Accademia dei Georgofili. Cinque persone perdono la vita. Un'intera famiglia, Angela Fiume, di 36 anni, che lavora e vive nell'Accademia; suo marito Fabrizio Nencioni, di 39 anni e le loro figlie, Nadia, di 9 anni, Caterina, di soli 50 giorni; perde la vita anche Dario Capolicchio, uno studente di 22 anni, colpito dall'esplosione nella sua abitazione di fronte alla Torre. Quarantotto sono i feriti. La Galleria degli Uffizi, uno dei principali musei al mondo, è gravemente danneggiata e duecento opere vengono semidistrutte. Negli attimi successivi all'esplosione, si pensa ad una fuga di gas. Il giorno seguente, la scoperta di un cratere di 3 metri di diametro e 2 di profondità lasciato dall'esplosione di un'autobomba non lascia dubbi: è un attentato. Come accerteranno le inchieste, la strage dei Georgofili fa parte della risposta che il clan mafioso dei Corleonesi di Totò Riina dà allo Stato contro l'applicazione dell'articolo 41 bis, che prevede il carcere duro e l'isolamento per i mafiosi.

I responsabili della stagione stragistica del '92-93 sono stati definitivamente condannati. La corte d'assise di Firenze ha condannato Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella, i fratelli Graviano ed il latitante Matteo Messina Denaro. Il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, per la Procura di Firenze è testimone chiave per la strage dei Georgofili ed ha testimoniato al processo che ha visto imputato il boss Francesco Tagliavia, accusato di essere coautore dell'attentato a Firenze. Condannato all'ergastolo in primo grado, per Tagliavia proprio nei giorni scorsi si è aperto a Firenze il processo d'appello. Giovedì 23, poi, il Tribunale di Firenze ha condannato all'ergastolo Cosimo D'Amato, il pescatore siciliano accusato di aver procurato il tritolo utilizzato nelle stragi mafiose degli anni '90, tra cui via dei Georgofili. D'Amato era stato arrestato nel novembre 2012, accusato dai pm fiorentini Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi di aver aiutato Cosa Nostra a procurarsi il tritolo nei mari della Sicilia, ricavandolo da ordigni bellici inesplosi. D'Amato è stato condannato all'ergastolo con l'accusa di strage e porto e detenzione di esplosivo. Durante l'arringa difensiva, il suo avvocato, Corrado Sinatra aveva chiesto l'assoluzione per il suo assistito, sostenendo che il pescatore non sapeva a cosa servisse l'esplosivo, e che non ci sono prove che l'uomo fosse presente alle consegne del materiale utilizzato per le stragi. Ad accusarlo sono in particolare i pentiti Gaspare Spatuzza e Pietro Romeo.

Domani è in programma la consegna delle targhe a memoria dell'evento a quanti si sono prodigati nei soccorsi, nelle indagini e nell'informazione nei momenti immediatamente successivi all'attentato. Saranno presenti il presidente del Senato, Piero Grasso, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, i sottosegretari fiorentini Gabriele Toccafondi ed Erasmo D'Angelis, autorità civili, militari e religiose. Sempre domenica la Galleria degli Uffizi prolungherà l'orario di apertura, con ingresso libero, dalle 19 alle 23.30. Il pubblico potrà partecipare anche a speciali visite gratuite che prenderanno il via dalle 19 fino alle 23. Domenica sera dopo la commemorazione (ore 21) in piazza della Signoria, si terrà il corteo con la deposizione della corona di fiori sul luogo dell'attentato. Lunedì, poi, alle 9 in piazza della Signoria oltre 600 ragazzi di tutte le scuole primarie e secondarie di Firenze daranno vita a un grande girotondo intorno al complesso vasariano degli Uffizi. «Queste indagini non devono e non possono chiudersi mai», ha affermato il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, che ha lanciato un appello: «Se qualcuno dentro o fuori le carceri, dopo 20 anni, ha non dico la voglia ma la consapevolezza e la coscienza di poter dire qualcosa che non sappiamo - è l'invito del magistrato - ce lo dica o anche soltanto ce lo faccia capire: ci basta».


«Sui mandanti, ma si possono chiamare ispiratori o agevolatori, siamo fermi. Abbiamo avuto la possibilità di esplorare questo territorio, ma dobbiamo fare i conti con le prove, non con le ipotesi». Lo ha detto il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi riguardo le indagini sulle stragi mafiose del 1993. «La Dda di Firenze ha esaurito il compito rispetto alle fonti informative di cui disponeva», ha aggiunto, ricordando la chiusura, dopo la condanna, del procedimento sul pescatore che fornì il tritolo.


«È sempre possibile - ha poi aggiunto Quattrocchi - che qualcosa di nuovo emerga, che qualcuno, dentro o fuori le carceri, venga a dirci qualcosa che non sappiamo. Queste indagini non si fermano mai». Riguardo le responsabilità delle stragi «si può benissimo nutrire il dubbio che non sia stata solo mafia - ha aggiunto Quattrocchi - Su questa ipotesi, che ci sembrava più di un dubbio, ci abbiamo lavorato, nella ricerca di prove o indizi gravi, precisi e concordanti, ma senza i contributi che altre persone 'informate’ ci avrebbero potuto dare non è stato possibile andare oltre». «L'attività della procura, comunque, non può e non deve fermarsi - ha continuato Quattrocchi - Non è detto che tutto quello che abbiamo acquisito e messo a frutto sia tutto, è pur sempre possibile che qualcuno o qualcosa di nuovo emerga. Noi abbiamo il dovere di individuare tutti quelli che hanno concorso nei delitti, quale che sia stato il loro ruolo».

 Il magistrato fiorentino Giuseppe Nicolosi, che fin dall'inizio ha indagato sulle stragi di mafia del 1993 a Firenze, Roma e Milano, a giugno lascerà l'indagine. Sarà così anche per il suo collega, Alessandro Crini: per entrambi, che adesso sono sostituti procuratori generali, scade l'applicazione alla Dda di Firenze. «Questo non implica la chiusura dell'inchiesta - spiega il procuratore Giuseppe Quattrocchi - perché non possiamo escludere che, da ora in vanti, ci siano nuove acquisizioni che diano luogo a nuove indagini. In quel caso, la professionalità e le conoscenza dei magistrati che si sono occupati di queste vicende tornerà di nuovo utile». Quattrocchi ha poi ricordato che «il procedimento a cui hanno lavorato Nicolosi e Crini si è chiuso nei giorni scorsi con la condanna all'ergastolo del pescatore Cosimo D'Amato, accusato di aver fornito il tritolo per le stragi». Intanto, è arrivato in assise d'appello il processo al boss Francesco Tagliavia, accusato di aver messo a disposizione il gruppo di fuoco: «Tutto il lavoro legato alle rivelazioni di Gaspare Spatuzza - ha concluso Quattrocchi - va ascritto alla capacità, alla bravura e alla testardaggine di Nicolosi e Crini che, con insieme a me, se ne sono occupati».

venerdì 24 maggio 2013

BEATIFICAZIONE DON PUGLISI. ATTESI A PALERMO 80 MILA FEDELI


Il grande giorno è arrivato. Domani  25 maggio, è il giorno della beatificazione di padre Pino Puglisi. Da domani sarà canonicamente venerato come martire della Chiesa palermitana. Al Foro Italico di Palermo, dove si svolgerà la celebrazione, il palco è pronto come pure tutte le altre zone dove saranno ospitati gli 80.000 fedeli provenienti da ogni parte d’Italia con pullman e altri mezzi di trasporto. “Il martirio di Padre Puglisi richiama l’educazione delle coscienze – afferma il cardinale Polo Romeo - e la Chiesa deve essere in prima linea. Qui si capisce la grandezza del martirio di don Puglisi, che è stato ucciso perchè era un prete che formava le coscienze, costruiva la comunità parrocchiale e aiutava le persone a uscire dai meccanismi che le rendono schiavi. Questo evidentemente dava fastidio. Perciò penso che la sua beatificazione ci aiuterà a prendere coscienza del vero cambiamento da attuare. La gente pensa infatti che devono cambiare gli altri. E invece don Puglisi ci dice che ognuno di noi ha qualcosa da cambiare nel proprio cuore, nel proprio pensare, nel proprio agire. Solo così la civiltà dell’amore potrà affermarsi”. La celebrazione Eucaristica a cui prenderanno parte 40 Vescovi, 750 presbiteri e 70 diaconi, sarà presieduta dal cardinale Paolo Romeo, mentre il rito di beatificazione sarà presieduto dal cardinale Salvatore De Giorgi, delegato del Santo Padre Francesco. Allo svelamento della foto di padre Puglisi si canterà il “Te Deum”, quindi l’Arcivescovo Emerito di Palermo, leggerà la lettera apostolica e incenserà le reliquie di Padre Puglisi, (un frammento di costola prelevato in occasione dell’estumulazione della salma dal cimitero dei Sant’Orsola). La liturgia sarà animata da un Coro - guida di circa 250 cantori, costituito dal Coro “Sancte Joseph” e il “Sant’Ignazio di Loyola” di Bagheria e un Coro - Assemblea di 750 elementi. La direzione dei gruppi corali e dell'ensemble di ottoni, coinvolto per l’occasione, sarà affidata al Maestro di Cappella della Chiesa Cattedrale di Palermo e Docente del Conservatorio “V. Bellini” di Palermo Mauro Visconti. I canti dell’ordinario sono gli stessi composti dallo stesso Mauro Visconti in occasione della venuta del Papa Benedetto XVI a Palermo il 3 ottobre 2010. I canti del proprio sono stati composti per l’occasione dai maestri Mauro Visconti e Vincenzo Tarantino. All’offertorio i doni saranno condotti all’altare dai due fratelli di padre Puglisi Gaetano e Francesco oltre che da altre persone che sono state vicine al Beato. A distribuire la Comunione ai fedeli 300 ministri straordinari. Al termine sarà cantato l’Inno ufficiale della Celebrazione della Beatificazione di don Giuseppe Puglisi il cui testo è stato composto da mons. Giuseppe Liberto, direttore emerito della Cappella Pontificia Sistina, su un testo preparato da mons. Crispino Valenziano.

Tra le autorità presenti alla celebrazione: Pietro Grasso, presidente del Senato, Angelino Alfano, vice premier (vice primo ministro) e Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, Ministro della Giustizia, Sergio Mattarella, Giudice Costituzionale, Alessandro Marangoni, Capo della Polizia facente funzione, Rosario Crocetta Presidente della Regione Siciliana, Leoluca Orlando, Sindaco di Palermo, il Sindaco di Godrano fra i tanti dei Comuni della Diocesi, On. Giuseppe Lumia, già Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Gianpiero D’Alia, Ministro per la Pubblica Amministrazione e semplificazione, Simona Vicari, Sottosegretario allo Sviluppo Economico. L’evento si avvarrà di un grande spiegamento mediatico. Sarà infatti trasmessa in diretta da Rai 1 e da altre emittenti locali, oltre che in streaming dal sito dell’Arcidiocesi di Palermo e dalla radio diocesana “In blu”, mentre in serata, sempre Rai 1 trasmetterà uno speciale su Padre Puglisi da piazza Anita Garibaldi, condotto da Massimo Giletti. Nella giornata di domenica anche la trasmissione “A sua immagine” sarà dedicata all’evento. Le spoglie mortali di padre Puglisi, in attesa della costruzione della nuova chiesa a Brancaccio, dove avranno la loro sede definitiva, sono state collocate all’interno di un simulacro in marmo a forma di spiga di grano nell’altare laterale dell’Immacolata in Cattedrale, a ricordare, come in un brano del Vangelo tanto caro a padre Puglisi, la sua presenza feconda come un chicco caduto sulla terra muore e da molto frutto. Subito dopo il rito di beatificazione e la celebrazione Eucaristica, sarà possibile venerare le spoglie del nuovo Beato nella Chiesa Cattedrale, a partire dalle ore 14 sino alle ore 19. Dal 26 maggio in poi, i singoli fedeli e i pellegrini che vorranno venerare il beato Giuseppe Puglisi, sacerdote e martire, osserveranno i seguenti orari: Festivi: dalle ore 7 alle ore 13 dalle ore 16 alle ore 19. Feriali: dalle ore 7 alle ore 19.

domenica 19 maggio 2013

PINO AMATO, UCCISO 33 ANNI FA. IL FIGLIO: "MIO PADRE DIMENTICATO DA TUTTI"


L’articolo che segue è tratto dal mio libro “COME NUVOLE NERE” (Melampo editore)

 
“Qui Brigate rosse. Un nucleo armato dell’organizzazione ha giustiziato l’assessore regionale Dc al Bilancio e alla Programmazione, Giuseppe Amato”. È il 19 maggio del 1980, la rivendicazione arriva puntuale con una telefonata all’agenzia Ansa poco dopo l’agguato a Pino Amato, esponente di punta della Democrazia cristiana campana. Amato, 49 anni, vicino alla corrente andreottiana, viene crivellato di proiettili all’interno di una Fiat 131 alle 9,40, in vico Alabardieri. L’autista dell’assessore regionale, Ciro Esposito, reagisce ai terroristi e spara ferendone uno. Dopo un conflitto a fuoco per le strade della città, vengono catturati quattro esponenti della colonna napoletana delle Br: Bruno Seghetti, Maria Teresa Romeo, Salvatore Colonna e Luca Nicolotti (…)

 
(...) Pino Amato esce dall’edificio in cui abita con la famiglia, in via Chiaia 145, un palazzo nobiliare dove ci sono anche gli appartamenti dello stilista Mario Valentino, del gallerista Lucio Amelio e di un giovane regista, Mario Martone. Poco dopo l’auto con a bordo l’assessore regionale comincia il solito tragitto per raggiungere il palazzo della Regione, a Santa Lucia. Quella mattina all’altezza di vico Alabardieri, nei pressi del ristorante “Umberto”, una Fiat 500 blu blocca il traffico. Alla guida una donna che cerca di fare manovra per parcheggiare, ma non vi riesce. Anche la Fiat 131 interrompe la sua marcia verso la Regione. All’improvviso, la ragazza scende dall’auto e si avvicina a quella dove viaggia Pino Amato. Con lei anche un giovane sui trent’anni che indossa impermeabile e occhiali neri. La donna, invece, indossa un giubbotto scuro e porta con sé una enorme borsa. Si avvicina e scruta dentro la Fiat 131, guardando dritto negli occhi Pino Amato: “È lui, è proprio lui”, dice con decisione. L’uomo con l’impermeabile estrae una grossa pistola con un caricatore bifilare e preme il grilletto. Spara ma non si odono rumori perché l’arma, una Beretta da guerra, è stata modificata, ha un silenziatore ricavato da un gonfiatore di bicicletta imbottito di lana di vetro. Colpisce da vicino l’assessore. Più di dieci colpi, in fronte, sulla tempia, sullo sterno, nell’emitorace sinistro. Pino Amato muore subito (…)


(…) “A Napoli i morti non si seppelliscono mai. Le persone per affetto finiscono per fare peggio. Ma del dolore della mia famiglia e di quello di gente come me, non importa niente a nessuno. Mio padre – dice con amarezza  il figlio Arnaldo – è stato dimenticato. Il suo esempio di uomo politico e amministratore locale è stato letteralmente rimosso dalla memoria collettiva.(…)”