giovedì 9 ottobre 2014

IL LIBRO DEL VESCOVO NOGARO: "DON PEPPINO DIANA IL MARTIRE DI QUESTA TERRA"

“Don Peppino Diana è il martire di questa terra”. Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, scandisce bene le parole dal pulpito della chiesa del Buon Pastore, in piazza Pitesti, in un incontro promosso dal parroco don Antonello Giannotti, per presentare l’ultimo libro del vescovo: “Peppino Diana, il martire di Terra di Lavoro” (edizioni il pozzo di Giacobbe). Ad ascoltarlo quasi un migliaio di persone, venute apposta per lui, per sentire le parole del vescovo degli immigrati, di colui che  si è sempre opposto a tutte le guerre italiane mascherate da missioni di pace. Ma sono venuti, soprattutto, per sentire  le parole del vescovo che ha difeso don Peppino Diana anche nei momenti difficili, quando titoli di giornali tentavano di infangare la memoria di don Diana, ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994. Nogaro è restio a parlare, come sempre. Si alzano tutti in piedi per acclamarlo. Lui, come un bambino emozionato, stenta a trovare le parole: “Vorrei far arrivare a papa Francesco queste parole.  Con il martirio di don Peppino, il Sud non è come prima.   A vent’anni dalla morte don Diana è sempre più amato dal popolo. La sua morte dà un nome di gloria a tutti gli umiliati della storia, a tutti coloro che hanno “fame e sete di giustizia” e vengono perseguitati”.


A parlare del libro anche Adele Vairo, dirigente del Liceo Manzoni di Caserta; Pietro Rocco, direttore della pastorale diocesana e la cugina di don Diana, Marisa, attuale vice sindaco a Casal di Principe, nella giunta guidata da Renato Natale. “Ringrazio a nome della famiglia monsignor Nogaro, che è stato l’unico a difendere don Diana, mentre tutta la chiesa arretrava”. Ha detto Marisa Diana. E’ stato poi  il professor Sergio Tanzarella, che ha curato la prefazione del libro,  a rivelare che nel 1991 quando fu pubblicato il documento “Per amore del mio popolo”, firmato oltre che da don Diana, dagli altri parroci della Foranìa “I preti furono ripetutamente “invitati” a ritirare la firma da quel documento. Ma voi pensate che siano stati i camorristi a fare quell’invito? No furono i colletti bianchi di Casal di Principe, San Cipriano, Casapesenna. Architetti, ingegneri, commercialisti, avvocati che ritenevano fosse una vergogna un documento del genere, perché a quei tempi si continuava a dire che la camorra non esisteva”.

“Don Diana è il padre e il martire  di Terra di Lavoro e nessuno potrà mettere a tacere la sua testimonianza. Don Diana è il “crocifisso” che fa risorgere le nostre terre”. Ha chiosato infine Nogaro che si batte da tempo perché la chiesa riconosca don Peppino anche ufficialmente come un martire e dunque per beatificarlo. Ma ci tiene a precisare: “Per me, e per chi l’ha conosciuto, don Diana è già Beato”.