Di nuovo polemiche per la strage di cui non si conoscono ancora i mandanti.
Mentre Bologna si prepara a commemorare la strage alla stazione che il 2 agosto
1980 fece 85 morti e 200 feriti, viene presentato il documentario 'Un solo
errorè che sarà proiettato lunedì in piazza Maggiore. Contiene interviste del
2010, al capo della loggia massonica "Propaganda 2", Licio Gelli (condannato per i depistaggi nell'inchiesta sulla strage) e il terrorista nero Valerio Fioravanti (condannato per essere stato riconosciuto come uno degli autori della strage).
Dalla villa "Wanda l'ex capo della P2, solleva da ogni responsabilità Francesca Mambro e Giusva
Fioravanti: «non ne hanno colpa perchè io credo sia stato un mozzicone di
sigaretta che è stata lanciata, c'è stato un surriscaldamento ed è esploso,
perchè la bomba, se c'era la bomba, ma qualche frammento si sarebbe trovato,
no?».
Parlando della P2 Gelli spiega che «noi abbiamo facilitato lo Stato
italiano per tanto tempo» e che «il potere nelle mani lo avevano avuto, era
dovuto ai comportamenti amichevoli di quelli che avevano il potere». «Ci avevano
riconosciuto e consentito di nominare il capo dei servizi segreti», prosegue. Più che dichiarazioni sulla strage, quelli di Gelli, come sempre, sono messaggi inviati a chi ancora non è stato tirato in ballo in queste vicende.
Ancora più forte l'ex Nar, Fioravanti, condannato all'ergastolo per la strage. L'intervista,
ha spiegato il regista Matteo Pasi, è stata realizzata nella sede di Nessuno
Tocchi Caino. Ma, a differenza di Gelli, nel filmato Fioravanti non compare mai
nè in voce (una «scelta tecnica» per gli autori, dovuta alla cattiva qualità
dell'audio), nè in video (in questo caso per una «scelta artistica»).
La
trascrizione dell'intervista viene letta da un doppiatore; un disegno riproduce
il volto di Fioravanti. Per buona parte del film manca un sottopancia che
indichi allo spettatore chi sta parlando: per gli autori dell'associazione
Pereira (che ha prodotto il filmato) si crea così l' «effetto suspence». «A noi
è andata di lusso - sono le parole attribuite all'ex terrorista -. L'ho sempre
detto e ringrazio i bolognesi perchè hanno esagerato talmente tanto che alla
fine veniamo chiamati a rendere conto solo di una cosa che non abbiamo fatto e
non di quelle che abbiamo commesso veramente, quindi veniamo perdonati per le
cose che abbiamo fatto davvero perchè nessuno in fondo ci pensa e discutiamo
invece all'infinito di un'altra cosa, è un paradosso». E ancora: «I servizi
segreti deviati sono una bestemmia. I servizi segreti devono fare cose deviate,
per fare le cose dritte ci stanno la polizia e i carabinieri».
E citando
Cossiga: «la verità la saprà la figlia di tua figlia». Non solo: l'associazione
dei familiari e delle vittime viene bollata come «politicizzata» e i suoi
rappresentanti tacciati di far politica sul dolore. «Bolognesi (il presidente
della associazione dei familiari, ndr) ha perso la suocera - è il senso della
frase riportata nel documentario - e come dice un mio amico, la suocera non è
una vera perdita». Lui, Bolognesi, alla presentazione, si è limitato a
sottolineare per l'ennesima volta che «quella della esplosione fortuita è la
pista seguita dalla commissione Mitrokhin. Ma la pista 'internazionale-casualè è
quella appoggiata da Licio Gelli. Il fatto che Gelli ed altri (tra cui Cossiga e
il terrorista internazionale Carlos, ndr) insistano sulla stessa cosa è un fatto
da rilevare».
Ora si aspetta il solito telegramma dei vertici istituzionali con il quale chiedono "che si faccia piena luce sulla strage". Ma chi la deve fare questa luce?
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