“Mi dissocio fisicamente e moralmente dalla condotta dell’associazione e dai miei sodali di un tempo”. Il boss di Cosa Nostra, Gaetano Giovanni D'Angelo ha pronunciato queste parole in video conferenza durante l'udienza del processo "Green Line" il 17 ottobre scorso in svolgimento a Caltanissetta e gli sono bastate per evitare il carcere duro e l'isolamento previsto dall'art. 41bis riservato ai detenuti perisolosi affiliati alla criminalità organizzata. La notizia l'ha riportata il 30 dicembre il sito del "Fatto Quotidiano", con un articolo a firma di Giuseppe Pipitone. In cambio della dissociazione, il ministro della Giustizia, Paola Severino, gli ha revocato il regime del carcere duro, dopo il parere favorevole della Dda di Caltanissetta. Il boss era già stato condannato in primo grado a sei anni e quattro mesi.
Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell’Associazione tra familiari delle vittime di Via dei Georgofili, ha commentato duramente la vicenda: “ L’annullamento del carcere duro costituisce un affronto che riteniamo gravissimo – ha detto Maggiani Chelli - Vedere accettata la dissociazione dalla mafia, uno dei punti cardine del papello di Riina presentato allo Stato nel 1993, in sede di trattativa, con il conseguente passaggio a un regime di carcere normale è il più bel regalo di Natale che la mafia tutta, anche quella che la notte del 27 maggio 1993 ha massacrato i nostri figli in via dei Georgofili, potesse aspettarsi in questo Natale 2011, durante un governo tecnico. Da questo momento in poi la mafia potrà sperare davvero in un futuro migliore e tutto questo mentre le nostre vittime non hanno ancora avuto giustizia penale completa.”
Secondo quanto riportato dal sito del Fatto Quotidiano, il suo legale, l’avvocato Antonio Impellizzeri, dopo la dissociazione del detenuto, ha inoltrato immediatamente istanza al Ministero della Giustizia e alla vigilia di Natale è arrivato il via al trasferimento per D'Angelo.
Nell'articolo si fa anche riferimento alla dissocazione come una delle strategie di Cosa Nostra adottata al solo fine di evitare il carcere duro per i suoi affiliati. Una strategia che Totò Riina, il capo della mafia siciliana, indicò nel suo famoso "Papello".
Ecco il link dov'è possibile leggere l'articolo completo.
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