Sulla strage di piazza della Loggia a
Brescia, dove esattamente 38 anni fa rimasero uccise otto persone e un centinaio
rimasero ferite, vanno dette a voce alta alcune verità secondo il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano: cioè che si è trattato di un'azione
criminale «di estrema destra neofascista» e che la ricerca della verità fu
ostacolata «da una parte degli apparati dello Stato». Sono parole pesanti quelle
che il Capo dello Stato ha inviato nel suo messaggio al sindaco della città,
Adriano Paroli. Ancora più forti ricordando che l'ultima sentenza di assoluzione
per tutti gli imputati, nel processo d'appello, risale allo scorso 14 aprile.
«Comprendo e condivido la profonda amarezza di tutta la comunità bresciana e in
primo luogo dei famigliari delle vittime, lasciati ancora una volta senza il
conforto di un accertamento e di una sanzione di colpevolezza per i responsabili
di quella tragedia ispirata da ciechi disegni terroristici ed eversivi» ha
scritto Napolitano aggiungendo che «il corso della giustizia deve, pur nei
limiti in cui è rimasto possibile, continuare con ogni scrupolo e che, nel
contempo va però fin da ora messo in luce quanto è emerso, dalle carte
processuali e dalle inchieste parlamentari, sulla matrice di estrema destra
neofascista di quell'azione criminale e sugli ostacoli che una parte degli
apparati dello Stato frappose alla ricerca della verità». Per questo il
presidente dell'associazione famigliari delle vittime Manlio Milani è tornato a
chiedere l'apertura degli archivi.
E lo ha fatto anche dal palco di piazza
Loggia la segretaria della Cgil Susanna Camusso. «Cinque anni fa si è deciso di
togliere il segreto di Stato. Perchè dal 2007 ad oggi non sono ancora stati
aperti gli archivi di Stato, perchè non ci sono i decreti che ci permettano di
capire cosa c'è nella storia dei servizi segreti e dei servizi deviati?» ha
detto fra gli applausi della gente presente, mentre dall'altro lato della piazza
si consumavano momenti di tensione fra le forze dell'ordine e il corteo del
collettivo studentesco che voleva entrare in piazza anche se gli accordi erano
per l'ingresso in un momento successivo, con un bollettino finale di almeno
quattro contusi fra le forze dell' ordine e 11 manifestanti denunciati. Questo
ha fatto passare in secondo piano i messaggi del presidente della Camera
Gianfranco Fini e del Senato Renato Schifani, l'intervento dal palco di Martina
Carpani, la presidente della consulta degli studenti di Brindisi, dove è
scoppiata una bomba nove giorni fa, e l'inaugurazione del percorso della Memoria
di Brescia, composto da 495 formelle ciascuna con il nome di una vittima delle
stragi terroristiche. All'appuntamento ha partecipato anche il ministro
dell'Interno Annamaria Cancellieri, che poi ha avuto un incontro con gli
studenti rispondendo alle loro domande, anche sugli scontri in piazza. «Se c'è
stata una limitazione - ha detto Cancellieri agli studenti - è stata per
permettere anche agli altri di esprimere la loro opinione: la libertà di uno
finisce quando tocca la libertà dell'altro». Il ministro, che è stata anche
prefetto di Brescia, ha parlato delle stragi, ammettendo che «sicuramente il
Paese ha avuto momenti di collusione» ma ora «i servizi segreti si sono
rinnovati». E ha voluto rassicurare che non stanno tornando gli anni della
tensione. «C'è stata una lunga scia di sangue che siamo convinti sia finita.
Dobbiamo lottare - ha concluso - perchè sia finita». (ANSA).
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