venerdì 2 settembre 2011

DALLA CHIESA: DOMANI COMMEMORAZIONI A PALERMO A 29 ANNI DALLA STRAGE

 Le deposizione di una corona d'alloro sul luogo dell'eccidio, in via Isidoro Carini, a Palermo, e una messa che sarà celebrata nella chiesa di S. Giacomo dei Militari, nella sede del comando Legione Carabinieri Sicilia ricorderanno, domani, il 29ø anniversario della strage mafiosa in cui persero la vita il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l'agente di scorta Domenico Russo. Alla deposizione della corona d'alloro, che si terrà alle 9.30, oltre alle autorità militari e civili, parteciperà, in rappresentanza del Governo, il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. Il 3 settembre del 1982 la guerra che la mafia aveva dichiarato allo Stato segnò uno dei momenti più tragici. Sotto una pioggia di piombo cadde un simbolo delle istituzioni, costretto, negli ultimi giorni della sua vita, ad affidare al giornalista Giorgio Bocca l'amaro sfogo di chi ha capito di essere solo.«Un uomo viene colpito quando viene lasciato solo», disse. Parole che descrivevano le condizioni difficili in cui il generale svolgeva il suo compito di superprefetto contro la mafia. Nell' uccisione di Dalla Chiesa, massacrato a colpi di kalashnikov in via Isidoro Carini, mentre era in auto con la moglie, seguito dall'alfetta di scorta dell'autista, il ruolo esecutivo della mafia è ormai accertato. A distanza di 29 anni dall'eccidio, però, restano intatte le zone d'ombra di cui parlano gli stessi giudici di Palermo che hanno condannato i killer. Le sentenze sottolineano la «coesistenza di specifici interessi - anche all'interno delle istituzioni - all' eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacità del generale». La giustizia si è fermata ai mandanti mafiosi, dunque, e agli esecutori materiali. All'ergastolo sono stati condannati i killer Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo, Nino Madonia e a 14 anni i collaboratori di giustizia Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci. Gli uomini della «cupola», Totò Riina, Bernardo Provenzano e Michele Greco, erano già stati condannati al maxiprocesso, nato proprio da un rapporto di Dalla Chiesa contro 162 esponenti di Cosa nostra.

(Fonte: ANSA).

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