venerdì 16 settembre 2011

18 SETTEMBRE 2008, STRAGE DI CASTEL VOLTURNO: RAZZISMO DI CAMORRA. DOMENICA IL RICORDO


"Ora tocca ai neri. Uccidete tutti quelli che trovate là. Se ci sono, anche le donne".  La strage avvenne per ordine del camorrista Giuseppe Setola, poco dopo le 21 del 18 settembre 2008, dopo aver ucciso un italiano dalle parti di Baia Verde. Setola  aveva chiesto ad alcuni banditi extracomunitari una tangente sui loro traffici. Cercava delle persone di colore da uccidere, preferibilmente i trafficanti con cui c'erano rapporti. Il progetto poi sfuma perché nel posto prescelto dal commando ci sono telecamere che li esporrebbero troppo. Quindi, Setola chiede a Granato, uno dei suoi sodali: "Ma se andiamo là fuori -  intendendo la sartoria - li troviamo i neri?" Granato fa spallucce: ma sì, andiamo a vedere". Fuori la sartoria «Ob Ob exotic fashions», al chilometro 43 della domiziana, le armi spararono all’impazzata. Sei morti ed un ferito. Ecco i loro nomi:

 Kwame Antwi Julius Francis, Nato nel 1977,  ghanese, fuggito nel suo Paese nel 2007,  aveva attraversato il deserto del Niger e aveva lavorato come muratore in Libia. A Castel  Volturno lavorava come piastrellista e si era iscritto a un corso di formazione per  apprendere il mestiere di saldatore. Era attivista del centro sociale "ex canapificio" di  Caserta, impegnandosi come interprete volontario

 Affun Yeboa Eric: la più giovane delle tre vittime, Si trovava nel luogo della strage  solo perché era passato a prendere il suo amico Francis. Eric era in Italia dal 2004,  proveniente dal Ghana. Lavorava come carrozziere a Castel Volturno.
El Hadji Ababa: Veniva dal Togo e viveva in Italia da 5 anni. Gestiva la sartoria "Ob  exotic Fashions". Era molto apprezzato come sarto: realizzava abiti tradizionali su  misura, ma era anche un punto di riferimento per gli africani della zona, soprattutto di  quelli che erano più disorientati.

 Jeemes Alex: Cittadino del Togo, aveva un permesso di soggiorno per "protezione  umanitaria" ottenuto a Siracusa. aveva iniziato a lavorare da poco tempo nella sartoria.

Christopher Adams: aveva 28 anni ed era ghanese. Era in Italia dal 2002 e aveva  ottenuto il permesso per "protezione umanitaria". Adams faceva il barbiere a Napoli, a  piazza Garibaldi. La sera della strage era andato min sartoria per salutare gli amici.

Samule Kwabo: veniva dal Togo, faceva il muratore ma lavorava anche come bracciante  nelle campagne. Come tanti africani, la mattina presto, all'alba, si faceva trovare nelle  rotonde di Giugliano e Villa Literno, in attesa di un "caporale" che gli offrisse il  lavoro.

 Joseph Ayimbora: anche lui ghanese, è l'unico sopravvissuto alla strage. Nonostante le  gravi ferite alle gambe e all'addome, ha finto di essere morto. Ha un permesso di  soggiorno dal 1998. La sua collaborazione con le forze dell'ordine è stata decisiva per  la ricostruzione dei fatti e l'individuazione degli assassini.
Il 14 aprile del 2011, finalmente arriva la sentenza di primo grado contro gli assassini dei ghanesi. Quattro ergastoli e una condanna a 23 anni. Massimo della pena per Giuseppe Setola, capo dell'ala stragista del clan di Gomorra, Davide Granato, Alessandro Cirillo e Giovanni Letizia. A 23 anni di reclusione è stato condannato il quinto imputato, Antonio Alluce. Il solo Cirillo è stato assolto dalla partecipazione alla strage incompiuta.
Domenica 18 settembre, alle ore 17, si terrà la commemorazione delle vittime ghanesi  al km 43 della Domiziana, nei pressi della Sartoria "Ob ob Exotic Fashions", dove è avvenuta la strage. Sarà presente padre Alex Zanotelli, e rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dell'antirazzismo campano, insieme a tantissime associazioni di volontariato.


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