Tonino Esposito Ferraioli il 30 agosto del 1978 aveva 27 anni. Lavorava alla FATME di Pagani.
Faceva il cuoco ed era iscritto alla Cgil. Tonino era uno di quelli tosti.
Perciò quando vide che qualcosa non andava alla carne che in fabbrica veniva
fatta mangiare agli operai, Tonino si ribellò. Denunciò. Voleva tutelare la
salute dei suoi compagni che quella carne di scarsa qualità certo non la
meritavano. Ma nell’agro Nocerino-sarnese gli imprenditori avevano deciso che le
proteste degli operai non si risolvevano attraverso la mediazione del sindacato
ma con l’intervento delle bande della camorra. Un’interpellanza parlamentare
del deputato del PCI, Giuseppe Amarante, del 14 luglio 1980, mette assieme
tutti gli episodi di quegli anni: l’uccisione
appunto del sindacalista comunista della Fatme Esposito Ferraioli;
l’aggressione di sindacalisti in una azienda agricola del Cilento; le
intimidazioni agli edili del cantiere Maniglia di Nocera Inferiore;
l’aggressione a braccianti nella piana del Sele; l’incendio dell’automobile di
un lavoratore a San Marzano sul Sarno. Questi episodi si intensificano, in modo
preoccupante, nel 1979, anno nel quale si verificano il ferimento, a colpi di pietra,
del sindacalista Giordano, in un cantiere edile nel quale il padrone usa anche
armi da fuoco; anno nel quale, nel corso di una vertenza sindacale in una
struttura alberghiera, viene aggredito il sindacalista Cilento, segretario
della camera del lavoro di Vallo della Lucania; o, ancora, anno nel quale si ha
la presenza di decine di delinquenti, anche armati, i quali, al conservificio Feger
di Angri, impediscono, con minacce e violenze, prima uno sciopero e poi persino
la distribuzione di volantini sindacali; infine, sempre ad Angri, dove al
calzaturificio Moscariello si hanno violenze padronali contro lavoratori e sindacalisti;
vi sono poi, sempre nello stesso comune, i fatti accaduti al conservificio Vaccaro e al conservificio De Gregorio, o
quelli accaduti nel vicino comune
di Scafati al conservificio Chiavazzo». L’onorevole Femiano Crucianelli, intervenendo nel
dibattito nello stesso giorno
alla Camera dei Deputati, aggiungerà: «[...] Ci troviamo di fronte ad una sequela di fatti che, anche
riletti oggi, fanno pensare ad un vecchio film
americano che si chiamava “Massacrateli
tutti senza pietà”. Quel vecchio film era la storia dell’inizio della formazione del sindacato in
America, e rappresentava tutte le violenze
che i lavoratori americani subivano negli
scontri sul posto di lavoro…».
La
sera del 29 agosto del 1978 Tonino era dalla sua fidanzata, Angela. Scese di
casa attorno alla mezzanotte. Angela abitava in via Zito a Pagani. Tonino si
recava da Angela ogni sera. Dovevano
sposarsi di li a poco. Lo aspettarono che scendesse per sparargli un colpo di lupara nell’oscurità, come
vigliacchi.
«L’omicidio
di Antonio Esposito Ferraioli», affermò il sottosegretario Sanza nel dibattito
alla Camera il 14 luglio 1980, «è ritenuto opera del pregiudicato Salvatore
Serra e della sua banda, noti per aver imposto con minacce ed attentati
dinamitardi il loro controllo su molte aziende industriali della zona». Alcuni
anni dopo la morte di Tonino fu avviato un processo a carico di Giuseppe De
Vivo, pregiudicato paganese, e di Aldo Mancino, imprenditore ed ex
amministratore comunale Dc di Pagani. Il processo era nelle mani del sostituto
procuratore Nicola Giacumbi. Lo stesso che sarebbe stato ucciso dalle Brigate Rosse.
All’inizio degli anni ’90, furono prosciolti tutti e due gli indagati. Nel 2002
il pm antimafia Vito Di Nicola ha chiesto di riaprire l’indagine. Dopo 34 anni
sono ancora impuniti i mandanti e gli esecutori dell’omicidio di Tonino. Non è
giusto.
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