Antonio Esposito Ferraioli, Tonino, come lo chiamavano tutti, in quella fabbrica dove lavorava, la FATME di Pagani, era anche sindacalista della Cgil. E lo faceva bene il rappresentante dei lavoratori. Aveva denunciato subforniture di carne che avevano una provenienza illecita. La carne era di scarsa qualità e spesso arrivava avariata. «Io questa roba non la cucino per gli operai», aveva detto Tonino ai titolari della mensa, in più di una occasione. Gli stessi operai della Fatme si erano lamentati per quella carne immangiabile. Tonino era già malvisto dai suoi datori di lavoro perché con le sue battaglie sindacali aveva costretto l’impresa a pagare la tredicesima a tutti i lavoratori della mensa. «Fatti i fatti tuoi», gli avevano consigliato in molti. Ma Tonino, di far mangiare quelle schifezze agli operai, proprio non ne voleva sapere. Tonino aveva anche scoperto una truffa a danno della Comunità europea organizzata dalla camorra. Aveva coraggio Tonino. Erano gli anni in cui l’impegno sindacale era totalizzante. E per un giovane di ventisette anni, pieno di ideali, formatosi tra assemblee sindacali e riunioni di partito, quello era l’unico modo di concepire la sua vita. La sera del 29 di agosto del 1979, attorno alle 23,30, gli fecero pagare il suo impegno di sindacalista. Scendeva dalla casa della fidanzata, Angela, che rimase dalla finestra a guardarlo mentre Tonino stava per salire sulla sua Citroën, parcheggiata all’angolo di via Zito. E proprio nell’attimo in cui stava per aprire lo sportello, un colpo di lupara alla schiena lo lasciò sul selciato. Angela vide tutta la scena. Cominciò ad urlare. Piangeva. Chiedeva aiuto. Scese dalla sua abitazione. Arrivò vicino al corpo del suo Tonino. Lo abbracciò, e continuò ad urlare, ad implorare soccorso. Nessuno uscì, se non i familiari di Angela. Il dolore le squarciava il cuore. E continuava ad urlare: «Perché, perché al mio Tonino. Cosa gli avete fatto?». Lo stringeva a sé e vedeva che la vita di Tonino era come se le sfuggisse dalle mani. Quella notte Angela vide spezzarsi anche i sogni di una promessa sposa. Ad oggi sono ancora impuniti i mandanti e gli esecutori dell’omicidio del sindacalista di Pagani.
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