«La lotta alla mafia non può essere l'onere di alcuni ma il privilegio di molti». Queste le parole di Emanuela Giuliano che dal palco della festa di Libera a Firenze ha ricordato il padre Boris, assassinato dalla mafia il 21 luglio di 32 anni fa. Alla memoria del genitore, capo della Mobile di Palermo, ucciso perché uomo delle istituzioni che svolgeva con dedizione il suo dovere, la Giuliano ha accomunato tutte le persone che hanno sacrificato la propria vita per lo Stato. Proprio il ricordo delle vittime di mafia e il lascito della loro eredità alle nuove generazioni è stato l'incipit della settimana di eventi che Libera ha programmato tra Firenze e Scandicci, paese adottivo di Antonino Caponnetto.
Sul palco, oltre a Don Ciotti e il sindaco d Firenze Renzi, si sono succeduti referenti di Libera e "compagni di strada" tra cui membri di altre associazioni e esponenti delle istituzioni locali. Costante di molti interventi la non accettazione del compromesso nella lotta alla mafia e il credo nella realizzazione degli ideali e dell'impegno civile. Dopo il sindaco di Firenze, che ha ricordato Nadia Nencioni, una delle cinque vittime della strage di via dei Georgofili e ha ringraziato Libera per l'aiuto che dà ai cittadini nel «fare il proprio dovere di donne e uomini», la parola è passata a don Ciotti. Il fondatore di Libera ha rivolto un vibrante appello a Roma perchè l'unico modo per combattere efficacemente la mafia è con la forza della politica. Una forza che troppo spesso lascia un significativo vuoto in campi fondamentali come eguaglianza e diritti, educazione e cultura, energie pulite, ambiente e sviluppo sostenibile.
Sul palco, oltre a Don Ciotti e il sindaco d Firenze Renzi, si sono succeduti referenti di Libera e "compagni di strada" tra cui membri di altre associazioni e esponenti delle istituzioni locali. Costante di molti interventi la non accettazione del compromesso nella lotta alla mafia e il credo nella realizzazione degli ideali e dell'impegno civile. Dopo il sindaco di Firenze, che ha ricordato Nadia Nencioni, una delle cinque vittime della strage di via dei Georgofili e ha ringraziato Libera per l'aiuto che dà ai cittadini nel «fare il proprio dovere di donne e uomini», la parola è passata a don Ciotti. Il fondatore di Libera ha rivolto un vibrante appello a Roma perchè l'unico modo per combattere efficacemente la mafia è con la forza della politica. Una forza che troppo spesso lascia un significativo vuoto in campi fondamentali come eguaglianza e diritti, educazione e cultura, energie pulite, ambiente e sviluppo sostenibile.
Fonte: http://www.libera.it/
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