venerdì 11 luglio 2014

RICORDATO A CASTEL VOLTURNO RAFFAELE GRANATA. IL PM SIRIGNANO: "LA CAMORRA PUO' RISORGERE SE NON VOLTIAMO PAGINA"

“Attenti, la camorra casalese è stata messa alle corde, ma non è sconfitta. Le cose sono cambiate, ma possono cambiare ancora in senso negativo se oggi non cogliamo questa importante occasione per voltare pagina”. Cesare Sirignano, magistrato della Dda Napoletana, invita a non sottovalutare la capacità di “risorgere” della camorra, in un territorio che conserva ancora tutto l’humus che l’ha fatta crescere e proliferare. Lo fa durante una iniziativa della Federazione Antiracket Italiana nel Comune di Castel Volturno, per ricordare Raffaele Granata, proprietario del lido “La Fiorente”, ucciso l’11 di luglio del 2008 dal gruppo criminale di Giuseppe Setola durante  nove mesi di terrore in cui furono ammazzate 18 persone. Con Sirignano, a ricordare Granata, ci sono anche  il nuovo Commissario Nazionale Antiracket, Santi Giuffrè, il presidente onorario della Fai, Tano Grasso, Il commissario Regionale Antiracket, Fanco Malvano, il prefetto di Caserta, Carmela Pagano, Il sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo e Luigi Ferrucci, presidente dell’associazione antiracket di Castel Volturno. In sala ad ascoltare, insieme ai figli di Raffaele Granata, ci sono i familiari di Domenico Noviello  e Antonio Ciardullo, altre vittime del gruppo criminale di Setola. Con loro il  rappresentante dei familiari delle vittime innocenti della provincia di Caserta, Salvatore Di Bona. 


Questo è il luogo in cui la camorra ha fatto più danni  - dice nella sua prima uscita pubblica Dimitri Russo, il nuovo sindaco di Castel Volturno  -  Oggi devo constatate che gran parte di quella feccia umana è stata spazzata via grazie al lavoro delle forze dell’ordine.  Tuttavia non bisogna mai abbassare la guardia”. Luigi Petrucci, Presidente Associazione Antiracket Castel Volturno “Domenico Noviello”, invita gli imprenditori a denunciare. “Oggi è più facile rispetto ad alcuni anni fa perché lo Stato è più presente”. Per Franco Malvano Commissario regionale Antiracket “Bisogna rafforzare la cultura del contrasto che manca, ma non possiamo aspettare che il problema lo risolvano magistrati e forze dell’ordine. La politica deve impegnare più risorse. Anche i beni confiscati devono essere recuperati. Quando sono abbandonati sono l’immagine di un’inefficienza dello Stato”.

Ma è Cesare Sirignano a insistere sulla possibile rinascita delle organizzazioni criminali. “Sono stati conseguiti dei risultati straordinari sulla camorra, solo che la cultura camorristica è ancora molto radicata. Vi sono le condizioni per una ripresa dell’organizzazione criminale, perché restano immutate le condizioni che l’hanno generata: Non c’è sviluppo, non c’è impegno vero dal punto di vista nazionale per queste zone. Non ci sono impegni che possano contribuire ad uno sviluppo culturale oltreché economico. E’ difficile pensare che una cultura così radicata possa essere cancellata con le sentenze. Bisogna cogliere questo momento veramente straordinario e fare sul serio”.

Il prefetto di Caserta, Carmela Pagano, è attento alle parole del magistrato. E lo sottolinea così: “Ci sono stati molti successi nei confronti della criminalità organizzata. Questo lo voglio rivendicare col Modello Caserta. Sono d’accordo che non bisogna sottovalutare l’opportunità di voltare pagina e cogliere la grande opportunità che ha il territorio in questo momento. Ci sono forti retaggi di tipo culturale che vanno recisi”.

A mettere in risalto altre contraddizioni nella lotta alla camorra è Tano Grasso, che punta il dito contro gli imprenditori del territorio. “C’è una risposta straordinaria dello Stato, ma c’è altrettanto una risposta straordinaria in negativo da parte del mondo imprenditoriale casertano. L'assenza nella lotta alla criminalità delle associazioni imprenditoriali sterilizza anche l'azione dello Stato. Noi delle associazioni siamo una piccola avanguardia – sostiene Grasso -  Significativa, importante, ma in questa immensa provincia casertana gli imprenditori antiracket che si organizzano, sono una esigua minoranza. Se gli imprenditori non capiscono che devono ribellarsi al pizzo, l’organizzazione criminale si ricostruisce. Così è avvenuto ovunque”


Giuseppe Granata
Per questo il commissario Nazionale Antiracket ha invitato gli imprenditori a fare una precisa scelta di Campo. “Se prima poteva esserci una giustificazione morale perché lo Stato era assente, oggi chi non lo fa non ha più giustificazioni”. “Mio padre in 70 anni non è mai andato in ferie, ha sempre lavorato - ha concluso Giuseppe Granata, il figlio di Raffaele –  Ricordo ancora le parole che allora ci disse il dottor Sirignano: “Non chiudete l’attività. Portatela avanti come se fosse un simbolo”. Lo abbiamo fatto nel solco della legalità perché mio padre non si è mai piegato alla camorra – conclude emozionato Giuseppe Granata – e noi vogliamo continuare a portare avanti il suo esempio”.

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