sabato 1 dicembre 2012

SI E' PENTITO GIOVANNI MARINO, L'AUTISTA DEL COMMANDO CHE UCCISE LINO ROMANO A MARIANELLA


Si è pentito Giovanni Marino, l'autista del commando che uccise Pasquale “Lino” Romano la sera del 15 ottobre scorso. L’obiettivo dei sicari era un’altra persona: Domenico Gargiulo. Oggi il gip ha confermato il fermo dell'indagato emettendo un'ordinanza di custodia cautelare a suo carico ma anche di altre 3 persone, coinvolte nell'omicidio di Romano. Si tratta di Anna Altamura, presentatasi al commissariato di Scampia con i suoi due figli Carmine e Gaetano Annunziata per rivelare i retroscena dell'uccisione di Lino Romano. La donna è stata rinchiusa in carcere ma il luogo è stato tenuto segreto in quanto collaboratrice di giustizia. I suoi due figli che hanno svolto un ruolo minore nell'ambito dell'agguato sono stati condotti agli arresti domiciliari in una località anch'essa segreta e in stato di protezione. Anna Altamura aveva il compito di inviare un sms ai killer per avvertirli che il vero obiettivo dell'agguato, Domenico Gargiulo stava per uscire da casa della fidanzata. Il numero al quale Anna Altamura avrebbe dovuto inviare l'sms era memorizzato alla voce «Amore». Lo ha riferito agli inquirenti la stessa Altamura.

 

 

Il cellulare, che era stato privato del microfono perché‚ così gli scissionisti lo ritenevano più sicuro, le era stato consegnato attraverso il figlio Gaetano e dopo il tragico errore di persona costato la vita a Pasquale Romano era stato gettato in un tombino. Quell'sms non fu inviato e al suo posto fu ucciso un innocente, Lino Romano. Lino era andato a trovare la fidanzata Rosanna che vive nello stesso palazzo di Flora, la fidanzata di Gargiulo. Anna Altamura stava prendendo parte ad una cena in casa della sorella, madre di Flora. Quando Romano salutò la fidanzata per andare a giocare una partita di calcetto con gli amici, una volta avvicinatosi alla sua auto fu scambiato per Gargiulo. Perché i killer comprendessero quale fosse la persona da uccidere, Gaetano Annunziata mostrò loro su Facebook una foto di Domenico Gargiulo, ritratto insieme con la fidanzata Flora, cugina dello stesso Annunziata. La circostanza emerge dall'ordinanza di custodia cautelare emessa oggi dal gip Luigi Giordano nella quale sono contenuti alcuni stralci dei verbali di interrogatorio di Gaetano Annunziata e delle altre persone coinvolte nel delitto che hanno deciso di collaborare con la giustizia. I carabinieri, in realtà, avevano subito concentrato la loro attenzione sulla famiglia Altamura, che abita nello stesso palazzo della fidanzata di Pasquale Romano. Marcella Altamura, nella cui abitazione si trovava a cena Domenico Gargiulo la sera del 15 ottobre, è sorella di Anna, la donna che avrebbe dovuto segnalare l'uscita di Gargiulo dal palazzo ai killer in attesa, e zia di Carmine Annunziata.

 

Il gruppo Abete - Abbinante - Notturno, hanno riferito i collaboratori di giustizia, ha tentato più volte di uccidere Gargiulo, sia prima che dopo la morte di Romano. Prima, il giovane, noto a Secondigliano con il soprannome di «Sicc Penniell», sarebbe dovuto morire all'uscita di una discoteca di Chiaiano dove si festeggiavano i 18 anni di Flora, la sua fidanzata. Il piano tuttavia non si realizzò perché‚ all'ultimo momento Gargiulo diede forfait. Ma anche dopo l'uccisione di Romano, i killer tentarono ancora di sparargli in un bar, ma la pistola si inceppò. «Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più»: così Salvatore Baldassarre, l'uomo che la sera del 15 ottobre sparò a Pasquale Romano scambiandolo per Domenico Gargiulo, spiegò all'altro affiliato al gruppo degli scissionisti, Carmine Annunziata, il clamoroso errore di persona costato la vita a un innocente. È lo stesso Carmine Annunziata, che ha deciso di collaborare con la giustizia, a riferirlo ai pm Sergio Amato ed Enrica Parascandolo in uno dei primi interrogatori. Dall'ordinanza di custodia cautelare emessa oggi dal gip Luigi Giordano emerge che le dichiarazioni delle persone coinvolte nell'omicidio hanno consentito la svolta nell'inchiesta, ma sono suffragate da una serie di riscontri già emersi nel corso delle indagini.

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