mercoledì 13 marzo 2013

ARRESTATO IL KILLER DI LINO ROMANO

L’hanno preso. Il presunto esecutore materiale dell'omicidio di Lino Romano, 30 anni, ucciso per errore in un agguato di camorra il 16 ottobre, a Napoli, è stato arrestato dai Carabinieri nel capoluogo campano. Si tratta di Salvatore Baldassarre, 30 anni, ritenuto affiliato al clan “Abete-Abbinante-Notturno”. È stato bloccato a Marano ed era armato.

Baldassarre è stato individuato e arrestato dai Carabinieri del nucleo investigativo di Napoli in un appartamento dove secondo le indagini si era nascosto per sfuggire alle ricerche. Al momento dell'arresto - si è saputo dai Carabinieri - Baldassarre era armato di semiautomatica e in possesso di documenti falsi. L'agguato - secondo le indagini dei Carabinieri - fu organizzato e messo in atto nell'ambito dei contrasti fra il clan camorristico degli “Abete-Abbinante-Notturno”, al quale secondo gli investigatori apparteneva Baldassarre, e il gruppo della cosiddetta “Vanella Grassi”, per il controllo sulle piazze di spaccio nella zona Nord di Napoli.

Lino Romano era appena uscito da casa della fidanzata per andare a giocare a calcetto quando i sicari lo scambiarono per un'altra persona, vero obiettivo dell'agguato. Baldassarre viene ritenuto dai carabinieri del comando provinciale di Napoli un affiliato al clan “Abete-Abbinante-Notturno”, detto degli “scissionisti”, da oltre un anno e mezzo in guerra con la cosca dei “girati”. Le due bande sono in guerra per il controllo delle piazze di spaccio a Scampia e Secondigliano. Subito dopo l'agguato altri tra mandanti e partecipanti al raid erano già stati arrestati, mancava solo l'esecutore materiale, il killer che sparò una pioggia di proiettili su Lino Romano, un bravo ragazzo che nulla aveva mai avuto a che vedere con la camorra. Ora nella rete dei carabinieri è caduto anche lui.

“Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più»: così Salvatore Baldassarre, l'uomo arrestato dai Carabinieri con l'accusa di aver ucciso per errore, con 14 colpi di pistola, in un agguato di camorra, Pasquale Romano, spiegò a un altro affiliato al gruppo degli scissionisti, Carmine Annunziata, il clamoroso errore di persona costato la vita al giovane innocente.

A riferirlo ai pm di Napoli Sergio Amato ed Enrica Parascandolo è stato lo stesso Carmine Annunziata, in uno dei suoi primi interrogatori dopo la decisione di collaborare con la giustizia. Pasquale Romano, 30 anni, residente a Cardito (Napoli), un giovane stimato da tutti, fu ucciso nel quartiere napoletano di Marianella per un «sms» non arrivato in tempo che avrebbe dovuto mandare una donna assoldata dai sicari. Lino era andato a trovare la sua fidanzata ed era appena uscito dalla palazzina dove abita la ragazza con la sua famiglia. I killer lo scambiarono con la vittima designata e non esitarono a far fuoco uccidendolo con 14 colpi di pistola. La svolta nelle indagini è arrivata il 28 novembre scorso quando Carabinieri e Polizia hanno fermato uno dei presunti assassini, Giovanni Marino. Agli investigatori qualche giorno prima si era però presentata una donna, la zia della fidanzata di un piccolo pregiudicato del quartiere, che avrebbe dovuto mandare un sms ai killer per farli entrare in azione spiegando quanto era accaduto quella sera. I sicari non attesero quel messaggio che avrebbe dovuto segnalare l'arrivo del vero bersaglio, designato nell'ambito della «guerra» per il controllo delle piazze dello spaccio della droga facendo fuoco su Lino Romano che per caso si era trovato in quel momento nel luogo dell'agguato.

Per il comandante provinciale di Napoli dei Carabinieri, colonnello Marco Minicucci, «l'arresto da parte dei Carabinieri di Napoli di Salvatore Baldassarre, componente del gruppo di fuoco del clan Abete-Abbinante, non potrà colmare il vuoto lasciato dal povero Lino Romano, barbaramente ucciso senza colpe nella sera del 16 ottobre dello scorso anno con 14 colpi di pistola. Ma catturare colui che è indicato quale esecutore materiale di questo efferato delitto - aggiunge Minicucci - è far vincere la giustizia, è sottolineare con i fatti il forte impegno profuso dalla Magistratura e dalle Forze di Polizia per contrastare l'espansione dei clan, in lotta tra loro». «Questo risultato, frutto del sacrificio e della forte determinazione dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli - continua Minicucci - si inserisce a pieno titolo nel cosiddetto 'sistema Scampià avviato nell'estate del 2012 per frenare l'escalation di omicidi che ha interessato l'area nord di Napoli. Un'operazione ad alto impatto che vede tuttora Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza, opportunamente rinforzati con circa 400 unità messe a disposizione dal Ministero dell'Interno, esercitare un controllo del territorio assiduo e costante sull'area di Scampia e Secondigliano, senza tralasciare - conclude Minicucci - le altre aree sensibili del territorio».

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