sabato 27 ottobre 2012

"LA CAMORRA NON VALE NIENTE" - AL SAN PAOLO UN MINUTO DI RACCOGLIMENTO PER PASQUALE ROMANO PRIMA DI NAPOLI-CHIEVO

Paolo Siani

Domani sera, prima del fischio di inizio dell'incontro di calcio Napoli- Chievo Verona, in programma allo stadio San Paolo alle ore 20.45, sarà osservato un minuto di raccoglimento in memoria di Lino Romano, il giovane 30enne ucciso a Marianella lo scorso 15 ottobre, e di tutte le vittime innocenti della criminalità.
 
L'iniziativa è stata promossa dalla Fondazione Polis, d'intesa con la Regione Campania, il Comune di Napoli e il Coordinamento dei familiari delle vittime innocenti della criminalità. Nell'occasione, l'assessore regionale ai Rapporti con le Autonomie Locali Pasquale Sommese, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, l'assessore comunale allo Sport Giuseppina Tommasielli e una delegazione di familiari, composta da Fabrizio Avella (fratello di Paolino Avella), Alessandra Clemente (figlia di Silvia Ruotolo), Rosanna Ferrigno (fidanzata di Lino Romano), Pasquale Scherillo (fratello di Dario Scherillo) e Ludovica Siani (nipote di Giancarlo Siani), saranno in tribuna d'onore e indosseranno una maglietta con su scritto: «La camorra non vale niente».
 
Fino a un quarto d'ora prima della partita, la delegazione dei familiari esporrà, su autorizzazione della Lega Calcio, lo striscione del Coordinamento sul rettangolo di gioco.

sabato 20 ottobre 2012

LACRIME E APPLAUSI PER L'ULTIMO SALUTO A PASQUALE "LINO" ROMANO


Lacrime e applausi. Tutti per Pasquale “Lino” Romano, vittima innocente della guerra tra clan a Napoli, ucciso lunedì sera sotto casa della fidanzata a Marianella, un popoloso quartiere alla periferia nord di Napoli. Migliaia di persone hanno voluto tributare l’ultimo saluto per i funerali celebrati nel pomeriggio nella chiesa di San Biagio, in piazza Garibaldi a Cardito, il paese di origine di Lino. In serata a casa dei genitori del ragazzo ucciso è arrivato anche il Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri per un colloquio privato. La giornata era cominciata con le bandiere a mezz’asta per il lutto cittadino ai balconi dei municipi di Napoli e Cardito. Alle 15,30 i funerali in una chiesa gremitissima, durante i quali le saracinesche dei negozi sono state abbassate. Il feretro con la salma di Lino era posto ai piedi dell’altare maggiore. Sopra la bara, un fascio di fiori bianchi, una sciarpa  e una maglia del Napoli, con il suo nome. Nei primi banchi oltre i familiari e gli amici più stretti, i rappresentanti delle istituzioni. L’assessore Pasquale Sommese per la Regione Campania, l'assessore Antonio Crimaldi per la Provincia di Napoli,  il Sindaco, Luigi De Magistris a rappresentare il Comune di Napoli. Presenti anche il prefetto Andrea De Martino, il questore Luigi Merolla, i vertici provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza.
 
All'esterno della chiesa gli amici di Lino hanno affisso alcuni striscioni: «Non si può morire senza colpe», «14 colpi non uccidono, uccide il silenzio. Vinciamo l'omertà per il nostro futuro», «Ennesima vittima innocente di una guerra tra ‘perdenti’, ora basta». Gli amici di Piazza Garibaldi, quella che frequentava Lino, ne hanno srotolato uno ancora più diretto: «Giustizia». E da Marianella ne è arrivato uno lunghissimo,  con la scritta: “Marianella si stringe al vostro dolore. Ciao Lino.” La funzione è stata celebrata dal vescovo di Aversa, monsignor Angelo Spinillo in una  chiesa che non è riuscita a contenere l’enorme folla accorsa per dare l’ultimo saluto a Lino. Il piazzale esterno era altrettanto pieno. Don Maurizio Patriciello, il parroco “della Terra dei fuochi”,' guida la recita del Rosario in un'atmosfera di forte commozione. Il parroco, don Nicola Mazzella ricorda bene Pasquale. «Era un ragazzo semplice, di una famiglia praticante». «Aveva vinto quella che qui è una grande scommessa». A gennaio sarebbe stato assunto, e voleva sposarsi». Invece a Marianella, periferia nord di Napoli, dove vive la fidanzata, si è trovato di fronte a dei sicari, probabilmente imbottiti di cocaina, che lo hanno scambiato per un altro e lo hanno crivellato con 14 colpi di pistola. Forse un «pusher» responsabile di uno sgarro.»




«Ho letto di qualcuno che ha usato espressioni come 'innocente che si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato’. Ma non esistono posti o momenti sbagliati per chi ama la vita».  -  ha detto durante l'omelia il Vescovo di Aversa, Monsignor Angelo Spinillo, che concelebra insieme ad otto i sacerdoti -  È sbagliato solo il luogo ed il momento di chi la vita la calpesta». Il vescovo ha parlato alla comunità «ferita e in cerca di speranza. Espressioni di questo tipo sembrano dire che alcune cose sono inevitabili, ma non può essere così. Non possiamo essere cosi fatalisti. Chi calpesta la vita degli altri porterà questo marchio su di sé pe sempre, come Caino. In ciascuno di noi è presente il peccato di Caino e l'innocenza di Abele, la tentazione di salvare se stessi oppure la consapevolezza di poter essere con Dio nella fedeltà a ciò che è giusto». «Il dolore che la nostra comunità oggi vive - ha aggiunto - ci farà sentire più forti e più uniti. La nostra preghiera è per Pasquale, per tutto quello che ha amato e per le persone che lo hanno amato più di ogni altra cosa. Siamo partecipi del suo desiderio di vita e lo faremo nostro. Daremo vita nuova a questa nostra terra».  La grande commozione si scioglie nelle lacrime di giovani e vecchi, quando a fine cerimonia Antonella, cugina di Pasquale Romano, legge un breve ricordo degli anni di gioventù. La saluta un lungo applauso ed un altro applauso accoglie la bara che esce sul sagrato, mentre tanti giovani si abbracciano tra loro piangendo. La bara di Lino, portata a spalla dagli amici sul sagrato della chiesa, viene consegnata all’auto che la porterà verso il cimitero. Con la bara viaggiano anche la sua maglietta del Napoli, la sciarpa del “Napoli club” e un pallone di cuoio azzurro, con la scritta: “Sono…napoletano”. Un lungo applauso ha salutato Lino per il suo ultimo viaggio verso il cimitero.

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, intanto ha lanciato un appello agli autori dell’omicidio di Pasquale Romano. «Gli assassini si devono subito consegnare alla giustizia. Chi ha visto parli, perché avrà il sostegno mio, di tutti i cittadini e delle forze dell'ordine». Per il sindaco di Napoli serve «l'impegno di tutti» e questo, sottolinea, è anche il messaggio di Rosanna, la fidanzata di Pasquale che de Magistris ha incontrato all'indomani dell'omicidio. «Bisogna impegnarci ogni giorno - ha dichiarato - non solo nel momento del dolore e della rabbia. Serve un'azione non solo in termini di sicurezza ma anche nel sociale, nella cultura. C'è bisogno che il governo capisca che Napoli è una priorità».

Un appello ai cittadini affinché aiutino le forze dell'ordine e la magistratura nella lotta alla criminalità organizzata e per la cattura degli assassini di Pasquale Romano è stato lanciato anche dal prefetto di Napoli Andrea De Martino. «Siamo in attesa di aiuti, della collaborazione dei cittadini a cui non chiediamo gesti eroici, ma gesti semplici a cominciare dalla cessazione di ogni contatto con le attività che foraggiano la criminalità per tagliare ogni flusso alla camorra - ha detto il prefetto ieri mattina a margine di una cerimonia davanti al Palazzo di Giustizia - «In questo Paese e in questa città - ha concluso De Martino - abbiamo molto bisogno di giustizia».  

In serata l’arrivo del Ministro dell’Interno a casa dei familiari di Pasquale Romano a Cardito. Il colloquio è durato circa mezz'ora. All'incontro, avvenuto  poco prima delle 19,  era presente solo il ministro e non sono state ammesse altre persone. La Cancellieri ha lasciato l'abitazione senza fare commenti e senza incontrare i giornalisti. In serata, però, ai microfoni di Sky, ha rimarcato che l'assassinio di Pasquale Romano «non ha alcuna giustificazione e credo che nessuno potrà farsene una ragione. Il dolore della mamma  - ha continuato - non lo colmerà nessuno, ma io cercherò di impegnare più uomini delle forze dell'ordine sul territorio perché questi fatti non debbano ripetersi e, soprattutto, perché i colpevoli vengano assicurati alla giustizia».  

giovedì 18 ottobre 2012

CENTINAIA DI PERSONE A MARIANELLA PER PASQUALE ROMANO VITTIMA INNOCENTE DELLA CAMORRA



Al centro Rosanna Ferrigno
Amici, parenti, conoscenti, persone comuni. Erano alcune centinaia le persone che stasera alle 19,30 hanno partecipato al presidio anticamorra promosso  in piazza Marianella, nell’omonimo quartiere, dove lunedì sera è stato ucciso Pasquale “Lino” Romano, 30 anni, di Cardito. Il ragazzo è stato freddato con 14 proiettili perché scambiato per un’altra persona mentre  usciva dalla casa della sua fidanzata, Rosanna Ferrigno. Secondo gli investigatori sarebbe stato un pregiudicato per droga il vero obiettivo dei killer. È una ipotesi avanzata nelle ultime ore di carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli nell'ambito dell'inchiesta condotta dai pm della Dda Sergio Amato e Enrica Parascandolo. L'attenzione degli inquirenti è concentrata sulla figura di un pregiudicato che abita nel palazzo della fidanzata di Romano.

Natalia Romanò
Al presidio hanno partecipato anche la fidanzata di Pasquale, insieme alla mamma e al fratello. Con loro stretti in un abbraccio affettuoso, anche decine di familiari di vittime innocenti di camorra. Una di loro,  Natalia Romanò, la moglie di Attilio, un altro giovane innocente ucciso il 24 gennaio del 2005, a Miano, nel suo negozio di telefonia, ha acceso simbolicamente un cero  “per non far morire la speranza di poter cambiare questa terra” e lo ha deposto sotto un fascio di fiori, davanti all’ingresso del condominio dove è stato ucciso Pasquale Romano.


Alessandra Clemente
Alessandra Clemente, la figlia di Silvia Ruotolo, altra vittima innocente, a nome di tutti i familiari delle vittime, ha detto: “ Quello che è successo a Lino deve colpire e dobbiamo sentirci toccati tutti. Soltanto se quei proiettili ce li sentiamo addosso e li sentiamo sparati anche su di noi, la memoria di Lino può fare in modo che non ci siano più altre vittime innocenti. Ci siamo abbracciate a Rosi, alla fidanzata di Lino. Lei è una combattente. Lino che è la vittima di una guerra e di una Bestia che si chiama camorra, ha lasciato una combattente. Come ha lasciato combattenti tutti i familiari di vittime innocenti.  Però noi chiediamo a tutti di voltare la faccia alla camorra, persone comuni, politici e istituzioni. Il rumore degli spari fa paura, ma fa più paura il silenzio. Tra noi non c’è stato il silenzio, ma un abbraccio per Lino. Ci siamo incontrati cittadini comuni e familiari di vittime, per accendere questa candela che è come accendere una speranza. Un gesto molto piccolo, ma abbiamo diritto ad un cambiamento e abbiamo il dovere di impegnarci per tutto”.


Geppino Fiorenza
Subito dopo il minuto di silenzio che Geppino Fiorenza, referente regionale dell’associazione Libera, ha chiesto di osservare, si è levato un grido:  “La camorra non vale niente”. E' seguito un lungo applauso. I funerali si terranno nel pomeriggio di venerdì 19 ottobre alle 15,30 nel Santuario di San Biagio a Cardito, la città dove abitava Pasquale Romano. Il sindaco Giuseppe Cirillo, ha emesso un'ordinanza con la quale ha proclamato per domani il lutto cittadino. Anche il Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris ha proclamato per domani il lutto cittadino. Saranno esposte bandiere a mezz'asta a Palazzo san Giacomo, sede del Comune di Napoli, e su tutti gli edifici pubblici di Cardito.

MANIFESTAZIONE ANTICAMORRA PER L'UCCISIONE DI PASQUALE ROMANO. DOMANI I FUNERALI A CARDITO. I GENITORI SCRIVONO AL MINISTRO DELL'INTERNO CANCELLIERI


Un presidio anticamorra sul luogo dove è stato ucciso Pasquale Romano, si svolgerà stasera alle 19.30 in Piazzetta Marianella a Napoli, nell’omonimo quartiere di Marianella. Promotori dell'iniziativa Salvatore Salzano, Giuseppe Sbrescia e Alessandro Fiore, rappresentanti delle associazioni studentesche dell'Università di Napoli Federico II. “Stasera scenderemo in piazza nel quartiere di Marianella – hanno dichiarato gli organizzatori della manifestazione -  dove è stato ucciso Pasquale, proprio durante il coprifuoco che c'è ogni sera per accendere la speranza, per riaffermare la legalità e liberare la nostra città e la nostra regione dalla camorra e dalle mafie. Ci auguriamo che insieme a noi vi siano il sindaco, il prefetto, il questore e le istituzioni tutte, ma anche semplici cittadini e le associazioni che operano sul territorio”.

I funerali di Pasquale Romano si svolgeranno domani, venerdì 19 ottobre,  alle 15,30, nel Santuario di San Biagio a Cardito (Napoli). Il sindaco della sua città, Giuseppe Cirillo, ha emesso un'ordinanza con la quale ha proclamato per domani il lutto cittadino. Romano, sottolinea il sindaco, «è stato barbaramente assassinato. L'intera città è stata profondamente turbata da questo drammatico avvenimento e si stringe intorno ai familiari e partecipa al loro enorme dolore». Domani, a partire dalle 12 sarà sospesa ogni attività in tutti gli uffici pubblici e in tutte le scuole di ogni ordine e grado con tre minuti di silenzio. Ai dirigenti scolastici l'invito ad organizzare iniziative di riflessione sull'avvenimento e sulla violenza in generale. Saranno inoltre chiusi gli esercizi commerciali, le imprese e le attività artigianali con l'abbassamento delle serrande dalle 15 alle 17.30 in concomitanza con la cerimonia funebre mentre le insegne luminose resteranno spente per l'intera giornata. Su edifici comunali, pubblici e scolastici, inoltre, la bandiera sarà esposta a mezz'asta.

Intanto i genitori di Pasquale Romano hanno scritto al Ministro dell’Interno, Rosanna Cancellieri. «Le chiediamo giustizia. E una sicurezza che qui non esiste ancora, e che forse non è mai esistita. Le chiediamo ancora di provvedere affinché tutto questo non abbia a ripetersi mai più. Signor Ministro, non esiste nella nostra lingua, e nemmeno nelle altre, alcun termine per definire chi perde un figlio. Una condizione che non è stata mai immaginata, ma che a Scampia è invece all'ordine del giorno». Sono i passi della lettera inviata al Ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, i genitori di Pasquale Romano. La missiva continua così:  «mentre con i suoi trent'anni, che tali rimarranno per sempre nella nostra memoria, con i suoi progetti per il futuro, con la sua voglia di vivere, usciva da casa della sua fidanzata, per andare a giocare a calcetto». «La sua vita -spiegano - gli è stata strappata sulla pubblica via. Al confine con Scampia, in un quartiere che non appartiene più alla comunità del nostro Stato». «Signor Ministro - prosegue la lettera -, le chiediamo perché. Le chiediamo com'è possibile perdere cosà la vita in questo modo. Le chiediamo perché, in questo posto maledetto, si continua a uccidere e a uccidere ancora innocenti, che muoiono perché escono di casa, vanno a prendere i figli a scuola, tornano dalla spesa o si affacciano da un balcone». «Ella - si rivolgono quindi a Cancellieri i genitori del giovane - può ancora garantire alle persone di avere il diritto a vivere e di muoversi per strada senza guardarsi intorno e senza preoccuparsi delle ombre? Non le pesa tutto questo? Ella è a conoscenza del fatto che sono già più di seicento le persone uccise per 'sbagliò (un termine orribile) dalla criminalità? Questa crudele lista dovrà continuare ancora?». La risposta del ministro è arrivata a stretto giro: "Chiamerò la madre del ragazzo e spero di incontrarla nei prossimi giorni, se mi vorrà vedere, per esprimerle tutta la mia partecipazione a questa terribile tragedia".

A Fianco dei familiari di Pasquale si schiera l’associazione Libera. “La famiglia di Lino non sarà abbandonata. Le istituzioni faranno rete”. Lo ha detto don Tonino Palmese, del coordinamento delle famiglie di vittime innocenti della camorra e referente di Libera in Campania. «Esprimo tutta la mia solidarietà ai familiari di Lino - ha aggiunto don Palmese - ma bisogna anche evidenziare che le istituzioni, le forze dell'ordine, stanno facendo ogni sforzo possibile». Don Tonino Palmese si è detto sicuro che anche questa volta, come accaduto in passato, si farà una rete per non lasciare soli i familiari del giovane ucciso tre sere fa a Marianella.


 

Sulla vicenda torna anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris,  «Rosanna è una ragazza che nemmeno per un momento ha mostrato rassegnazione, ma voglia di lottare». Ha detto De Magistris, a proposito dell'incontro avuto ieri con la fidanzata di Pasquale Romano, ucciso dalla camorra lo scorso lunedì. De Magistris ha sottolineato che incontrerà ancora la ragazza nei prossimi giorni. «L'incontro con Rosanna - ha affermato - mi ha toccato, emozionato e anche confortato per la voglia di lottare». «Le ho detto che quello contro la camorra è l'impegno della mia vita - ha aggiunto - condivido e sostengo tutte le iniziative che vengono per sensibilizzare alla lotta contro la camorra. L'importante è dare continuità a queste iniziative superato il momento fortemente emotivo - ha concluso - perché ora siamo tutti molto scossi».

mercoledì 17 ottobre 2012

OMICIDIO DI PASQUALE ROMANO. IL CARDINALE SEPE: "FERMATEVI"


«Pregherò per la famiglia di questo giovane, il suo sacrificio non sarà vano. E a questi assassini dico: fermatevi». l'arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, alza la voce contro la camorra dopo l'omicidio di Pasquale Romano, il ventinovenne di Cardito ucciso ieri con 14 colpi di pistola, in piazza Marianella, nell'omonimo quartiere, non lontano da Scampìa. Marianella è uno tra i quartieri più degradati della città di Napoli, dove la criminalità è presente in maniera sostanziosa. E’ qui, in questa zona, che si consuma  la nuova faida tra scissionisti e 'girati'.  Sempre a  Marianella nella notte tra l'8 e il 9 ottobre è stato ucciso, Mario Perrotta, di 27 anni. Il Cardinale ha usato parole forti nei confronti degli affiliati ai clan in guerra: «Fermatevi – ha detto Sepe - perché questo cammino nel buio in cui vi state indirizzando porta solo distruzione e morte. Fermatevi per il vostro bene, per il bene delle vostre famiglie  e soprattutto per il rispetto degli altri, della nostra società e dei nostri cittadini. Quando la violenza diventa così cieca non risparmia niente e nessuno». Il Cardinale Sepe ha poi aggiunto: «A questa famiglia tutta la mia vicinanza, la partecipazione al loro dolore e la mia promessa di preghiera. Il sacrificio di un innocente alla fine porterà i suoi frutti positivi»

Sul fronte delle indagini le forze dell’ordine stanno setacciando i quartieri  più a rischio in cerca dei suoi assassini.  I carabinieri che seguono il caso, ipotizzano che Pasquale Romano sia stato ucciso perché scambiato con un’altra persona. Non è il primo che muore in questo modo. Vengono alla mente gli omicidi di Attilio Romanò, Paolo Sequino e Gigi Castaldi, Antonio Landieri, Gelsomina Verde, Dario Scherillo, Silvia Ruotolo e tantissimi altri di elenco che si allunga a dismisura di anno in anno.

Pasquale Romano era residente a Cardito, un comune della provincia di Napoli, quasi al confine con il casertano. Si trovava a Marianella per salutare la sua fidanzata, Rosanna, tornata a Napoli dopo 5 giorni: era stata in Emilia per il matrimonio di una parente. Pasquale Romano, salutata la fidanzata, era salito a bordo della sua auto, una 'Clio’ per raggiungere gli amici con i quali avrebbe dovuto disputare una partita di calcetto. Ma i killer lo hanno freddato con 14 colpi di pistola: esplosi a ripetizione. Ieri i carabinieri si sono recati nell'abitazione del giovane, in via Benedetto Croce, a Cardito, per sentire i suoi familiari, per ricostruire le ultime ore di vita della vittima.

Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha incontrato Rosanna, la fidanzata di Pasquale Romano, il giovane ucciso l'altra sera per errore alla periferia di Napoli. L'incontro si è svolto a Palazzo San Giacomo ed  è durato oltre mezz'ora. E’ stata la famiglia della ragazza a chiedere di poter incontrare il sindaco. Al Comune, la ragazza è arrivata accompagnata dai genitori e alcuni familiari. Con l'Amministrazione, rende noto l'ufficio stampa del Comune, Rosanna e la sua famiglia «vogliono intraprendere un percorso condiviso volto a combattere la presenza della camorra sul territorio cittadino. Dalla ragazza è arrivata la richiesta forte di giustizia e di iniziative per evitare che episodi del genere possano ripetersi ancora. Una battaglia culturale e sociale, un lavoro che non sia dettato solo dall'impatto emotivo del momento, ma che sia strutturato nel tempo».
 

LE REAZIONI - «È una barbarie, siamo sconvolti per l'ennesimo episodio di violenza che questa volta colpisce un giovane campano, Pasquale Romano, vittima innocente della ferocia dei camorristi». È quanto sottolinea Franco Malvano, consulente del Presidente della Giunta regionale della Campania Stefano Caldoro sui problemi della sicurezza. «In questo momento insieme al presidente Caldoro e alla giunta tutta siamo vicini alla famiglia del giovane ucciso, ed auspichiamo che le forze dell'ordine riescano ad assicurare alla giustizia al più presto gli autori dell'efferato delitto».

Per l'omicidio di Pasquale Romano il presidente dell'ottava municipalità, Angelo Pisani, ha chiesto al sindaco di Napoli di proclamare il lutto cittadino in occasione dei funerali. Pisani ha poi invitato tutte «le istituzioni a partecipare e a stringersi attorno alle famiglie colpite da questo lutto e ai cittadini onesti in cercare di riscatto». Pisani però ha proclamato il lutto della municipalità a partire da oggi fino al giorno in cui si terranno le esequie di Pasquale Romano, Lino per i famigliari e per gli amici. Le bandiere, quella europea e quella nazionale sono state esposte a mezz'asta nel palazzo municipale. Il presidente dell'ottava municipalità ha poi invitato i cittadini di Marianella, Scampia, Piscinola e Chiaiano ad abbassare le serrande nei giorni delle esequie. L'avvocato Pisani ha anche invitato i dirigenti delle istituzioni scolastiche, statali e paritarie di ordine e grado a fare osservare il giorno delle esequie in tutte le classi, alle ore 9.30 un minuto di raccoglimento. Il direttore dell'ottava municipalità disporrà al personale di tutti gli uffici municipali l'osservanza di un minuto di raccoglimento alle 9 del giorno in cui si terranno i funerali di Pasquale Romano.

«Di fronte all'omicidio dell' innocente Pasquale Romano, vittima della ferocia dei camorristi, di fronte alle immagini di famiglie distrutte dal dolore di questa violenza cieca e animale è sempre più chiaro che a Napoli serve l'invio dell'esercito a supporto delle forze dell'ordine nell'azione di presidio del territorio»: lo dichiara il vice capodelegazione del Pd al Parlamento europeo Andrea Cozzolino. «Intere aree della città e della provincia di Napoli, - prosegue Cozzolino - soprattutto nella zona Nord, sono fuori dal controllo dello Stato: è inaccettabile. Non c'è altra strada allora che liberare le forze dell'ordine da compiti ordinari di pattugliamento per impegnarle maggiormente su azioni di intelligence. È la prima e più urgente risposta. Da sola ovviamente non basta. La repressione deve camminare di pari passo con le iniziative di prevenzione: videosorveglianza, programmi scolastici di recupero, progetti di riutilizzo dei beni confiscati, attività contro l'emarginazione vanno realizzate. I fondi a disposizione ci sono. Si investano le risorse europee destinate ai programmi per la sicurezza e il controllo del territorio che ancora risultano, come la quasi totalità del Por, non spesi. Lo si faccia subito senza perdere tempo ulteriore. Ogni euro restituito all'Europa in questo campo è uno spreco doppio perché si traduce in una sfida persa contro l'illegalità e in occasioni di sviluppo mancate», conclude Cozzolino.

lunedì 15 ottobre 2012

SI SUICIDA IN CELLA A CARINOLA BOSS MAFIOSO CONDANNATO PER OMICIDIO GIUDICE ANTONINO SAETTA E SUO FIGLIO STEFANO


Si è suicidato nel carcere di Carinola (CE), il boss Pietro Ribisi, 53 anni, di Palma di Montechiaro (Ag), condannato all'ergastolo per l'omicidio del giudice Antonino Saetta e del figlio Stefano. Il suicidio si è verificato lo scorso giovedì. Lo hanno trovato impiccato nella sua cella. Domani verranno celebrati i funerali a Palma di Montechiaro. Il giudice insieme al figlio fu ucciso il 25 settembre 1988 lungo il viadotto Grottarossa della strada statale 640 Agrigento-Caltanissetta. Per il duplice omicidio sono stati condannati all'ergastolo i capimafia Salvatore Riina, Francesco Madonia, e Pietro Ribisi che fu accusato di essere l'autore materiale degli omicidi. Saetta, 66 anni, era entrato in magistratura nel 1948 ed aveva percorso la sua carriera in Sicilia, dopo una breve esperienza alla Corte d'appello di Genova. A Palermo era stato presidente di Corte d'appello al processo di secondo grado per la strage di Piazza Scalfa avvenuta nell'ottobre del 1984, e al processo per l'omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile, avvenuto a Monreale nel 1980.

giovedì 11 ottobre 2012

11 OTTOBRE 1983, UNA DATA DUE OMICIDI: IGNAZIO DE FLORIO E FRANCO IMPOSIMATO

L'agguato a Franco Imposimato

Una data, l’11 ottobre 1983, due omicidi:  Ignazio De Florio e Francesco Imposimato. Il primo, guardia carceraria a Carinola, ucciso poco dopo le 16, appena uscito dal carcere. Il secondo ucciso a Maddaloni, poco dopo le 17, a circa 50 chilometri di distanza, appena uscito dalla Face standard, la fabbrica dove lavorava come impiegato. Due storie che si intrecciano. Per l’omicidio di De Florio si autoaccusò il collaboratore di giustizia, Antonio Abbate, affiliato al clan Lubrano-Nuvoletta di Pignataro Maggiore. Disse che  era lui l’autista del commando che uccise De Florio. Ma Abbate venne riconosciuto come uno dei killer sul luogo dell’omicidio di Imposimato da Maria Luisa Rossi, moglie di Franco Imposimato e ferita in quell’agguato. I giudici di primo grado al processo Imposimato presero per buona la sua versione. Abbate non poteva stare materialmente  in due posti diversi distanti 50 chilometri e percorrere quella distanza in meno di un’ora. In secondo grado, i giudici hanno accolto, invece,  la tesi del PM Federico Cafiero De Raho, condannandolo all’ergastolo per l’omicidio Imposimato. Non è stato mai processato per l’omicidio di De Florio. E, pertanto, gli assassini della guardia carceraria sono ancora sconosciuti.

L’omicidio De Florio

Ignazio De Florio
Finito il turno di servizio nel carcere di Carinola, Ignazio De Florio, 24 anni, verso le 16,10 sale sulla sua Peugeot 304 di colore grigio-azzurro per avviarsi verso casa. Abitava  a qualche chilometro di distanza, dove lo aspettavano sua moglie, Angelina Cozza, 24 anni e sua figlia Luisa, di appena 16 mesi. Fuori dal carcere lo aspettava un commando di camorristi. Erano in attesa in una ford Fiesta pronti ad entrare in azione per uccidere, a caso, il primo agente che usciva dal penitenziario. C’era in atto una campagna di aggressioni nei confronti delle guardie carcerarie, accusati di maltrattamenti nei confronti dei detenuti. Però c'era anche l’ala cutoliana della camorra che voleva  affermare, attraverso il terrore, il dominio nelle carceri. Facevano di tutto per far entrare nei luoghi di detenzione coltelli, pistole, droga, soldi,con la complicità delle guardie carcerarie. Chi non si piegava, veniva ucciso.  Quel giorno il primo ad uscire dal carcere è Ignazio De Florio. Dopo di lui esce un  altro agente, Carlo De Nunzio, a bordo di una Fiat 128. L'agguato avviene dopo pochi minuti. La Panda affianca l'auto di De Florio. I killer sparano a ripetizione.  L’agente De Nunzio assiste terrorizzato alla scena. Sparano anche contro di lui. Due colpi passano di striscio sul tetto della sua fiat 128. Si ferma. Ingrana la retromarcia, ma finisce nel fosso a lato della strada. Per uscire dall’auto e scappare, si infila dal finestrino anteriore. Dopo pochi minuti riesce ad arrivare al carcere per dare l’allarme. Quando arrivano i carabinieri, Ignazio De Florio mostra ancora segni di vita. Un ambulanza lo trasporta all’ospedale di Teano, ma muore poco dopo. Sono le 17 dell’11 ottobre del 1983.  A Maddaloni, a cinquanta chilometri di distanza, un altro commando ammazza Francesco Imposimato, il fratello del giudice Ferdinando.

L’omicidio di Franco Imposimato

“Quel giorno – dice Giuseppe Imposimato, il primogenito di Francesco – in macchina con i miei genitori c’era anche Puffi, un barboncino che regalarono qualche anno prima a mia mamma. Non voleva stare a casa e così lo portavano in fabbrica con loro. Era sdraiato sui sedili posteriori. Quando i killer spararono, lui uscì dalla macchina e corse sotto la portineria della Face Standard, che distava trecentocinquanta metri dal luogo dell’agguato. La gente capì che era successo qualcosa. Accorsero molti colleghi di lavoro di papà e mamma. Ma sul posto, prima di ogni altro, giunsero dei militari che stavano passando proprio in quel momento da quelle parti e che sentirono i colpi. Videro mia mamma uscire dall’auto, nonostante fosse gravemente ferita. La osservarono fare solo pochi passi e poi cadere a terra svenuta. I killer scapparono a tutta velocità. I militari, invece, si avvicinarono a mia mamma, la presero e la portarono all’ospedale sul loro mezzo. Se non fosse stato così rapido il soccorso, mamma sarebbe morta dissanguata. Il capo di quei militari era un suo compaesano, Pasquale Brignola. Fu lui che riuscì a individuare la targa dell’auto: una Fiat Ritmo bianca che fu trovata nelle campagne di Briano, nei dintorni di San Leucio, la città della seta. Mamma lo rivide solo al processo e lo volle ringraziare».

Maria Luisa Rossi
«… era un giorno lavorativo  - racconta Maria Luisa Rossi, la moglie di Franco - e con mio marito stavamo uscendo dalla fabbrica. Potevano essere le 17,20. Salimmo nella nostra Ford Escort di colore verde per andare a prendere i bambini a scuola. A pochi metri dall’uscita della fabbrica trovammo una macchina parcheggiata in curva che ci impediva quasi di girare. Mio marito nel fare la manovra di sorpasso rallentò. La macchina, una Fiat Ritmo, era ferma. Chiunque fosse passato di lì, doveva per forza rallentare. A quel punto intravidi delle persone. Si avvicinavano a piedi, di corsa. Di uno ho visto solo le gambe, perché stava davanti alla macchina. Un altro si è messo dalla parte di mio marito. È stata questione di attimi. Non ci eravamo resi conto di quello che stava succedendo. In auto con noi avevamo il nostro barboncino, Puffi che abbaiava come un ossesso. Forse aveva percepito il pericolo. All’improvviso questi due tizi cominciarono a sparare. Si sentivano solo colpi di pistola, e tanto fumo che non riuscivamo più a respirare. Nell’attimo stesso che mi girai per guardare il cane, mio marito mi chiese: “Ma che sta succedendo?”. Ci incrociammo con gli sguardi. E fu anche l’ultima volta che ci guardammo negli occhi. Franco venne colpito da undici colpi di pistola. Morì quasi subito. Nell’autopsia è scritto che morì per shock emorragico e traumatico. Il killer che era davanti non l’ho visto bene in faccia. Ma l’altro sì. Era un uomo non molto alto, giovane, grassottello, piuttosto scuro di pelle, con due rughe che solcavano le guance, con i capelli di colore nero tirati all’indietro. Venni colpita al petto. Un colpo mi perforò tutti e due i polmoni. Riuscii appena ad aprire lo sportello, perché in macchina non respiravo. Ricordo solo che il fumo aveva invaso la Ford Escort. Non riuscivo a vedere più niente. Aprii lo sportello e caddi a terra svenuta… non ricordo altro».

La testimonianza del Procuratore Cafiero De Raho

Antonio Abbate non venne ritenuto credibile.. “C’erano molte incongruenze nelle cose dette da Antonio Abbate  – ricorda Federico Cafiero De Raho, PM al processo per l’uccisione di Franco Imposimato -  evidentemente aveva raccolto quelle informazioni tramite qualcuno che aveva veramente partecipato all’omicidio. E non poteva essere vero che risultava come uno del commando, perché la moglie di Francesco Imposimato lo aveva riconosciuto come uno dei killer. E così nel processo di Appello feci presente quello che secondo me non poteva essere vero e la Corte ha accolto la mia tesi, condannando Abbate all’ergastolo per l’omicidio Imposimato, confermato dalla Cassazione. Ovviamente se il pentito era stato dichiarato non credibile, anche le cose dette sul delitto di Ignazio De Florio non sono vere. Così il processo non si è mai fatto, perché gli autori del delitto sono rimasti ignoti.”

mercoledì 10 ottobre 2012

LE VITTIME INNOCENTI ANCHE NELLA FICTION "UN POSTO AL SOLE"



Si parlerà di vittime innocenti della criminalità e beni confiscati stasera e domani nelle puntate di "UN POSTO AL SOLE" (RaiTre, ore 20.30). La trama delle due puntate racconta di una giovane a cui la camorra ha ammazzato un'amica. La ragazza si reca nella sede della Fondazione Pol.i.s., strumento operativo della Regione Campania che si occupa  di familiari di vittime innocenti e beni confiscati, per chiedere sostegno nella costituzione di una cooperativa sociale. Qui trova ad accoglierla non attori ma uomini e donne duramente colpiti dall'illegalita: sono 21 familiari di vittime innocenti della criminalità, persone alle quali la violenza criminale ha sottratto gli affetti più cari in maniera brutale e che ogni giorno insieme agli altri  familiari e ai componenti della Fondazione si recano nelle scuole, nelle carceri minorili per ricordare i loro cari e per diffondere la cultura della legalità. 

Con loro c'è  don Tonino Palmese, vicepresidente della Fondazione Pol.i.s. e referente regionale dell'associazione Libera, fondata nel 1995 da don Luigi Ciotti, da anni  riferimento dell'antimafia sociale. 
Qui di seguito i nomi  dei  familiari delle vittime innocenti della criminalità intervenuti durante le riprese: Anna BuglionePina BuonocoreLorena CappuccioVincenzo CastaldiAssunta CimminielloFrancesco ClementeGennaro Del PreteSalvatore Di BonaGiovanni DuranteVincenza GranataSerena Simonetta LambertiRaffaella LandieriAnna MieleVeronica MontaninoMassimo NovielloMaria RomanòEmanuela ScamardellaMaria ScamardellaPasquale ScherilloGianmario SianiGoffredo Torre.

giovedì 4 ottobre 2012

OMICIDIO FORTUGNO: CASSAZIONE CONFERMA 3 ERGASTOLI SU 4



 La Cassazione ha confermato tre delle quattro condanne all'ergastolo inflitte, dalla Corte di Assise di Appello di Reggio Calabria, per i mandanti e per gli esecutori materiali dell'omicidio del vice presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Francesco Fortugno. È stata annullata con rinvio solo la condanna di Alessandro Marcianò, uno dei mandanti.
 La Sesta Sezione Penale della Cassazione, dunque, ha confermato il carcere a vita per il mandante del delitto Giuseppe Marcianò, e per gli esecutori materiali Salvatore Ritorto e Domenico Audino, che uccisero Fortugno in un agguato a Locri il 16 ottobre del 2005 all'interno di palazzo Nieddu, dove era stato allestito il seggio per le primarie dell'Unione di Prodi. Una circostanza, questa, che aveva fatto pensare al delitto politico-mafioso 'sconfessato', adesso in via definitiva, dalla Suprema Corte. Secondo i giudici di merito, infatti, Giuseppe Marcianò con il padre Alessandro - la cui posizione è però da riesaminare - avrebbero ordinato il delitto per motivi di rancore, provati da Alessandro Marcianò, dipendente dell'ospedale di Locri, verso Fortugno. La 'colpa di Fortugno' sarebbe stata quella di essere stato eletto al posto di un altro candidato, Domenico Crea, sostenuto dallo stesso Marcianò e che nell'inchiesta sul delitto non è mai stato coinvolto. Fortugno era iscritto alla 'Margherita'. Oggi, il pm di Locri, Giuseppe Adornato, ha chiesto la condanna a tre anni di reclusione per la deputata del Pd, Maria Grazia Laganà, vedova di Fortugno, imputata di truffa e falso quando era vice direttore sanitario dell'Azienda Sanitaria di Locri nel procedimento per una presunta truffa ai danni della Asl in relazione a forniture di materiale.