La sera del 26 gennaio 1979 un commando mafioso, guidato da Leoluca Bagarella, colpi a morte il giornalista Mario Francese proprio sotto casa sua, a Palermo, in viale Campania. Stava parcheggiando l’auto per rientrare nella sua abitazione dopo una giornata di lavoro al Giornale di Sicilia. A sparare fu proprio Bagarella che per conto dei clan dei Corleonesi eseguì la sentenza di morte per mettere a tacere un giornalista che era diventato una spina nel fianco dei clan mafiosi. Per l'assassinio di Mario Francese sono stati condannati oltre a Leoluca Bagarella, anche Totò Riina, Raffaele Ganci, Francesco Madonia, Michele Greco e Bernardo Provenzano. Le motivazioni della condanna nella sentenza d'appello furono: «Il movente dell' omicidio Francese è sicuramente ricollegabile allo straordinario impegno civile con cui la vittima aveva compiuto un'approfondita ricostruzione delle più complesse e rilevanti vicende di mafia degli anni '70»
Stamani a Palermo il
sindaco Leoluca Orlando nel corso della manifestazione promossa per ricordare il
giornalista a 34 anni dalla sua uccisione, ha detto: "Mario Francese era un uomo ed un professionista libero che
ha mostrato quanto importante sia l'impegno di tutti e di ciascuno, quale che
sia la sua formazione ideologica e quale che sia il suo impegno professionale.
Le stragi di mafia sono di fatto cominciate nel '79, proprio con l'assassinio
di Mario Francese e sono terminate nel settembre del '93 con l'uccisione di
Padre Pino Puglisi, a testimonianza del fatto che libertà di informazione e
lavoro formativo rivolto ai giovani sono entrambi pericolosi per la
mafia".
Nel
pomeriggio anche il ministro per la Cooperazione
internazionale e l'integrazione, Andrea Riccardi, che era nel
capoluogo siciliano già per altri impegni, ha incontrato privatamente i familiari di
Mario Francese. L’incontro è stato promosso dal Gruppo siciliano
dell'Unci-Unione nazionale cronisti italiani. Il ministro si è intrattenuto con
la vedova, Maria Sagona, e con i figli Giulio, Fabio e Massimo. Riccardi ha
deposto un cuscino di fiori davanti alla lapide che ricorda l'assassinio del
cronista in viale Campania e poi ha abbracciato la vedova 80enne ed i figli.
“Un giornalista
con la schiena dritta, che non rinunciò alla ricerca della verità, nonostante
il prezzo da pagare«. Dice di Mario
Francese, Pietro Grasso, candidato del PD capolista al Senato nel Lazio, fino a
poche settimane fa alla guida della Direzione Nazionale Antimafia. “Voglio
ricordare la figura di Mario Francese nel giorno dell'anniversario del suo
assassinio così: tenace, curioso, libero”. «Qual è il menù di oggi?» Mi
chiedeva tutti i giorni affacciandosi alla mia stanza di sostituto alla procura
di Palermo”. Grasso conclude con un auspicio: “la lotta alle mafie è un
presidio culturale, il ricordo di Francese non deve essere sterile, piuttosto,
deve servire ad affermare che gli italiani stanno dalla parte di tutti i
giornalisti minacciati per il loro lavoro«. Per raccontare i suoi ricordi di
Francese, Grasso pubblica oggi sulla sua pagina facebook uno stralcio dedicato
a Mario e Giuseppe Francese tratto dal suo libro »Liberi tutti« , edito da
Sperling & Kupfer.
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