I responsabili della
stagione stragistica del '92-93 sono stati definitivamente condannati. La corte
d'assise di Firenze ha condannato Totò Riina, Bernardo Provenzano, Leoluca
Bagarella, i fratelli Graviano ed il latitante Matteo Messina Denaro. Il
collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, per la Procura di Firenze è
testimone chiave per la strage dei Georgofili ed ha testimoniato al processo
che ha visto imputato il boss Francesco Tagliavia, accusato di essere coautore
dell'attentato a Firenze. Condannato all'ergastolo in primo grado, per
Tagliavia proprio nei giorni scorsi si è aperto a Firenze il processo
d'appello. Giovedì 23, poi, il Tribunale di Firenze ha condannato all'ergastolo
Cosimo D'Amato, il pescatore siciliano accusato di aver procurato il tritolo
utilizzato nelle stragi mafiose degli anni '90, tra cui via dei Georgofili.
D'Amato era stato arrestato nel novembre 2012, accusato dai pm fiorentini
Alessandro Crini e Giuseppe Nicolosi di aver aiutato Cosa Nostra a procurarsi
il tritolo nei mari della Sicilia, ricavandolo da ordigni bellici inesplosi.
D'Amato è stato condannato all'ergastolo con l'accusa di strage e porto e
detenzione di esplosivo. Durante l'arringa difensiva, il suo avvocato, Corrado
Sinatra aveva chiesto l'assoluzione per il suo assistito, sostenendo che il
pescatore non sapeva a cosa servisse l'esplosivo, e che non ci sono prove che
l'uomo fosse presente alle consegne del materiale utilizzato per le stragi. Ad
accusarlo sono in particolare i pentiti Gaspare Spatuzza e Pietro Romeo.
Domani è in programma la
consegna delle targhe a memoria dell'evento a quanti si sono prodigati nei
soccorsi, nelle indagini e nell'informazione nei momenti immediatamente
successivi all'attentato. Saranno presenti il presidente del Senato, Piero
Grasso, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, il presidente della Regione
Toscana Enrico Rossi, i sottosegretari fiorentini Gabriele Toccafondi ed Erasmo
D'Angelis, autorità civili, militari e religiose. Sempre domenica la Galleria degli
Uffizi prolungherà l'orario di apertura, con ingresso libero, dalle 19 alle
23.30. Il pubblico potrà partecipare anche a speciali visite gratuite che
prenderanno il via dalle 19 fino alle 23. Domenica sera dopo la commemorazione
(ore 21) in piazza della Signoria, si terrà il corteo con la deposizione della
corona di fiori sul luogo dell'attentato. Lunedì, poi, alle 9 in piazza della
Signoria oltre 600 ragazzi di tutte le scuole primarie e secondarie di Firenze
daranno vita a un grande girotondo intorno al complesso vasariano degli Uffizi.
«Queste indagini non devono e non possono chiudersi mai», ha affermato il
procuratore capo di Firenze, Giuseppe Quattrocchi, che ha lanciato un appello:
«Se qualcuno dentro o fuori le carceri, dopo 20 anni, ha non dico la voglia ma
la consapevolezza e la coscienza di poter dire qualcosa che non sappiamo - è
l'invito del magistrato - ce lo dica o anche soltanto ce lo faccia capire: ci
basta».
«Sui mandanti, ma si possono
chiamare ispiratori o agevolatori, siamo fermi. Abbiamo avuto la possibilità di
esplorare questo territorio, ma dobbiamo fare i conti con le prove, non con le
ipotesi». Lo ha detto il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi riguardo
le indagini sulle stragi mafiose del 1993. «La Dda di Firenze ha esaurito il
compito rispetto alle fonti informative di cui disponeva», ha aggiunto,
ricordando la chiusura, dopo la condanna, del procedimento sul pescatore che
fornì il tritolo.
«È sempre possibile - ha poi
aggiunto Quattrocchi - che qualcosa di nuovo emerga, che qualcuno, dentro o
fuori le carceri, venga a dirci qualcosa che non sappiamo. Queste indagini non
si fermano mai». Riguardo le responsabilità delle stragi «si può benissimo
nutrire il dubbio che non sia stata solo mafia - ha aggiunto Quattrocchi - Su
questa ipotesi, che ci sembrava più di un dubbio, ci abbiamo lavorato, nella
ricerca di prove o indizi gravi, precisi e concordanti, ma senza i contributi
che altre persone 'informate’ ci avrebbero potuto dare non è stato possibile
andare oltre». «L'attività della procura, comunque, non può e non deve fermarsi
- ha continuato Quattrocchi - Non è detto che tutto quello che abbiamo
acquisito e messo a frutto sia tutto, è pur sempre possibile che qualcuno o
qualcosa di nuovo emerga. Noi abbiamo il dovere di individuare tutti quelli che
hanno concorso nei delitti, quale che sia stato il loro ruolo».
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