Fare luce
sui mandanti politici del delitto di
Marcello Torre. Sono passati trentadue anni dalla mattina dall'11 dicembre del
1980, quando poco dopo le 7,00, fu
ucciso il sindaco democristiano di Pagani, Marcello Torre. Un delitto che ha
visto la condanna come mandante di Raffaele Cutolo, il capo della Nuova Camorra
Organizzata, ma mancano ancora all’appello i mandanti politici di quel delitto.
Il
procuratore capo di Salerno, Franco Roberti, in un’intervista al quotidiano “la
Città”, che stamani è uscito con un supplemento di otto pagine per ricordare il
sindaco che sognava “una Pagani libera e civile”, è stato chiaro in proposito: “La
sentenza giudiziaria si è fermata a quel punto, a quel livello di verità”. E ha
aggiunto subito dopo: “Il delitto Torre, che io paragono per molti aspetti al
delitto di Piersanti Mattarella a Palermo, è uno di quei delitti sui quali non
si può mai mettere una pietra sopra, che
non si può mai dichiarare archiviati definitivamente. E questo perché l’azione e l’opera di Marcello Torre, come
avvocato e soprattutto come pubblico amministratore integerrimo, sono da
inserire nel contesto politico e purtroppo
anche criminale di quegli anni, e ci impongono di continuare a sperare di poter
verificare la fondatezza o meno dell’ipotesi di una pista politica per questo
omicidio”. Dunque le indagini su quel delitto sono sempre aperte. E’ quello che
hanno chiesto sempre a gran voce in tutti questi anni, Lucia e Annamaria Torre,
la moglie e la figlia di Marcello che
non hanno mai lasciato spegnere i riflettori su quella che è non solo una tragedia familiare, ma di tutta la comunità
paganese. Si, perché Marcello Torre, come ha ricordato don Luigi Ciotti
stamattina: “era il volto pulito della politica, serviva la gente invece che
servirsene. Amava la politica perché amava le persone e questo territorio che
voleva contribuire a cambiare".
Nel corso
della cerimonia per ricordare Marcello Torre, tenuta come sempre, nell’aula
magna del liceo scientifico “Mangino”, e coordinata da Riccardo Christian
Falcone, è stato anche ricordata la figura di Amato Lamberti, sociologo,
presidente della provincia di Napoli e tra i fondatori del premio “Marcello
Torre”. Lamberti è stato ricordato da Luciano Brancaccio, un suo allievo e ora
collega, docente di sociologia umana alla Federico II. Nel corso della mattinata c’è stato anche l’intervento
di Vittorio Mete, ricercatore di
sociologia all’università della Magna Grecia di Catanzaro; la testimonianza importante,
del sindaco di Corsico (MI), Maria Ferrucci, in prima linea nella lotta contro la ‘ndrangheta
al nord, e di Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico. Al termine del
dibattito, dove sono intervenuti molti familiari di vittime innocenti della
criminalità e del terrorismo, e tantissimi studenti, è stato assegnato per la
trentesima volta il premio nazionale per
l'impegno civile "Marcello Torre". Un premio che quest’anno è andato a Milena Gabanelli, giornalista
e conduttrice della trasmissione “Report” (il premio è stato ritirato da
Giorgio Mottola) e agli autori del libro
"Il casalese". Un attestato di merito è andato invece alla giornalista
Tiziana Zurro.
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