Aveva vent’anni quando Salvatore
Nuvoletta, carabiniere in servizio a Casal di Principe, fu ammazzato per ordine
di Francesco Schiavone, Sandokan. Fu ucciso nella sua Marano, da un
commando al servizio del clan Nuvoletta, affiliati a Cosa Nostra siciliana. Era
il 2 luglio del 1982. Ieri è stato ricordato a Casal di Principe, in una tappa
del festival dell’impegno Civile, dove in un terreno confiscato proprio a
Francesco Schiavone, nelle adiacenze del Santuario della Madonna di Briano,
è stato scoperto un cippo di marmo che ricorda l’omicidio del giovane
carabiniere. Alla cerimonia erano presenti l’anziano padre, Ferdinando
Nuvoletta, i fratelli, Gennaro ed Enrico, il sindaco di Casal di Principe,
Renato Natale, il capitano della compagnia dei carabinieri di Casal di
Principe, Michele Centola, il parroco del Santuario della Madonna di
Briano, don Paolo dell’Aversana e i responsabili di Libera, Gianni Solino e
Comitato don Diana, Valerio Taglione.
“Lo conoscevo quel giovane carabiniere –
ha detto il sindaco Renato Natale – ci incontravamo dallo stesso barbiere. Era
tra quelli che facevano di tutto per impedire alla camorra di averla vinta.
E ha pagato con la vita quel suo impegno. Quand’ero sindaco nel 1994 – ha
ricordato Natale – dopo l’omicidio di don Diana ricevetti una lettera da
Ferdinando Nuvoletta, il papà si Salvatore. Esprimeva le sue condoglianze alla
città e alla fine si rammaricava perché Casal di Principe non aveva mai
tributato nessuno riconoscimento al figlio ucciso dai camorristi. Scrissi al
padre facendogli la promessa che Salvatore lo avremmo onorato come meritava.
Oggi siamo qui, dopo vent’anni a mantenere fede a quella promessa, perché
abbiamo deciso di intitolargli la nuova scuola che andremo ad edificare a Casal
di Principe”. Commosso il padre i suoi fratelli, dalle parole del primo
cittadino. Commozione che ha coinvolto il numeroso pubblico presente quando
sono stati letti brani dedicati alla vicenda di Salvatore Nuvoletta. Le
cronache giudiziarie vogliono che il giovane carabiniere r fu “venduto” dal suo
maresciallo, Gerardo Matassino, che lo indicò come la persona che uccise in un
conflitto a fuoco “Menelik”, Mario Schiavone, imparentato con Sandokan, e per
questo condannato a morte dal clan. Ma quel giorno Salvatore Nuvoletta era
in caserma a fare da piantone e non a sparare i camorristi.
La tappa del
festival è stata animata dai giocolieri de “Il Tappeto di Iqbal”. Ragazzi
organizzati in cooperativa sociale che arrivano da Barra, difficile periferia
napoletana. Con i loro numeri circensi i ragazzi hanno giocato con adulti e
bambini. Anche il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, ha indossato
naso rosso e maglietta di Iqbal. Poi uno spettacolo teatrale, rappresentato in
Campania per la prima volta, con
il quale hanno raccontato un pezzo della loro storia. Un’esperienza di recupero
di ragazzi a rischio, tra le più significative della regione che però rischia
di chiudere se non adeguatamente sostenuta.
Per aiutare “Il tappeto di Iqbal” http://m.iltappetodiiqbal0.webnode.it/donazione-a-sostegno-del-tappeto-di-iqbal/
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