giovedì 29 dicembre 2011

STRAGE TRENO RAPIDO 904. ANTONIO CELARDO: "NON C'E' SEGRETO DI STATO, MA VOGLIAMO APERTURA DEGLI ARCHIVI DEI SERVIZI"

“Per la strage del  treno rapido 904 non è stato mai apposto il Segreto di Stato. Abbiamo chiesto, in generale, che sia tolto laddove è stato posto e che si aprano gli archivi dei servizi segreti, perché riteniamo che la consultazione di atti e documenti ritenuti riservati potrebbero far luce anche sui mandanti della strage del 23 dicembre 1984”. Antonio Celardo, presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime della strage del treno rapido 904, fa chiarezza sulle parole echeggiate alla cerimonia per ricordare le vittime della strage  il 23 dicembre scorso, quando anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, intervenuto alla manifestazione, aveva chiesto l’abolizione del segreto di Stato. “Il ragionamento che facciamo – afferma Antonio Celardo – è che dietro una strage del genere non ci possono essere solo i manovali che hanno piazzato la bomba. Non si arriva a fare 16  morti e 267 feriti se non si hanno coperture ad un certo livello, soprattutto politiche. Nei processi ci sono state molte lacune. Troppi fatti non esaminati, a partire dell’esplosivo utilizzato che è simile a quello utilizzato per altre stragi. Abbiamo sempre ritenuto che dietro la bomba ci sia un intreccio tra mafia, camorra, servizi segreti, terrorismo nero e politica. La prima sentenza accennava a tutto questo. Ma le altre sentenze non hanno approfondito questo legame. Ad aprile dello scorso anno un avviso di garanzia è stato notificato a Totò Riina, capo della mafia corleonese, da parte dei magistrati della DDA di Napoli, Paolo Itri e Sergio D’Amato, quale mandante della strage. Dopo 27 anni, dunque, si ritorna alle origini. Anche se per arrivare ad un nuovo processo ci vorrà del tempo. Bisognerà stabilire, infatti, anche la competenza territoriale che la Procura di Firenze rivendica per sé, perché la strage si consumò in territorio fiorentino. Ecco, questi elementi, insieme a molti altri, andrebbero analizzati più approfonditamente, andando a scavare anche negli archivi dei servizi segreti, in quelle carte nascoste per anni “negli armadi della vergogna”, nelle carte presentate o occultate per altri processi simili”.

Nel 2007 con la legge n. 124 "Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto" c’è stato un tentativo di modifica al Segreto di Stato, che ha limitato la riservatezza degli atti fino a 30 anni. Questo non aiuta a fare chiarezza? “La strada è quella giusta - aggiunge Celardo – ma mancano ancora i decreti attuativi. Sono passati quattro anni e tutto resta in alto mare. Ci sono arrivate lamentele anche da parte di qualche storico che vorrebbe consultare le carte negli archivi dei servizi. Ma non è riuscito a farlo. Si è ritrovato di fronte a muri di gomma. Senza norme chiare il segreto, anche quando non è apposto ufficialmente, è ancora un dato di fatto”.

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