Fu ucciso sei anni fa, il 16 maggio 2008 e stamattina, Domenico Noviello, è stato commemorato a Castel
Volturno, a Baia Verde, proprio a pochi
passi dal luogo dell’agguato, nella piazzetta che ora porta il suo nome. Domenico, “Mimmo”
Noviello, titolare di una
autoscuola, nel 2001 aveva denunciato un tentativo di estorsione da parte del
clan Bidognetti. Noviello fece condannare i suoi estorsori testimoniando al
processo contro i camorristi che avevano chiesto il pizzo. Sette anni dopo la
denuncia, il 16 maggio 2008, l’agguato ad opera di un commando di camorristi,
guidati dal boss Giuseppe Setola. Alla cerimonia, molto sobria, hanno
partecipato i figli e la moglie di Noviello. Con loro Tano Grasso, presidente
onorario della Federazione Antiracket, il prefetto Antonio Contarino, a capo
della terna commissariale del Comune di Castel Volturno, Il capo della squadra
mobile di Caserta, Alessandro Tocco, il
capitano dei Carabinieri di Mondragone, Lorenzo Iacobone, Valerio
Taglione del Comitato don Diana, Gianni Solino responsabile di Libera Caserta,
Paolo Miggiano della Fondazione Polis, alcuni familiari di vittime della
criminalità, Francesco Clemente, Emilio Diana,
Luciana di Mauro, Gennaro del Prete, Carmen del Core, il testimone di
giustizia, Augusto di Meo.
C’erano anche molti studenti delle scuole medie di Castel
Volturno, che hanno letto componimenti fatti nelle classi per ricordare il
sacrificio di Domenico Noviello. Tre corone di fiori sono state deposte davanti
alla stele in marmo che ricorda Noviello, dopodiché, Massimiliano, il figlio di
Mimmo, ha letto una lettera che gli hanno consegnato i ragazzi di Libera di
Ivrea, dove il 10 maggio scorso gli è stato intitolato il presidio dell’associazione
presieduta da don Luigi Ciotti. “Ciao Mimmo – hanno scritto i ragazzi
piemontesi - vogliamo farti sentire la
nostra vicinanza. Vogliamo esserci almeno con te con le parole, giacché
fisicamente non è possibile. Per quanto lontane le strade si sono incontrate e
abbiamo trovato in te una figura di riferimento. Abbiamo intitolato la nostra
sede a te affinché la gente conoscono la
tua storia. Perché le persone sappiano che il tuo gesto è servito per infondere
nuovo coraggio ad altri imprenditori che hanno
che hanno dato vita alla prima associazione antiracket di Castel
Volturno.”
«Il ricordo di Domenico Noviello - ha detto
a margine della cerimonia Luigi Ferrucci, presidente dell’associazione
- per noi è doveroso. In qualche
modo dobbiamo riparare ad un grave errore che fece la comunità. Noviello
fu lasciato solo, esattamente così come era successo con Libero Grassi in
Sicilia. Ricordare Noviello vuol dire continuare anche dire no al racket. Vogliamo dimostrare che da quel 16 maggio di
sei anni fa, c’è un vento nuovo da queste parti».
Ma la
giornata è appena iniziata. Dopo la
cerimonia, l’incontro tra la Consulta Provinciale degli Studenti di Caserta e il movimento antimafia e antiracket, presso il
Centro di Formazione Nazionale del Corpo Forestale sul tema “Legalità e
Ambiente”. Vi hanno partecipato, tra gli altri, Tano Grasso,
il prefetto Antonio Contarino, il Presidente
della Comunità Senegalese Mamadou Sy, Gianni Solino, referente provinciale di “Libera”, Valerio Taglione, coordinatore
del “Comitato Don Peppe Diana”.
A seguire, nel pomeriggio, invece
l’inaugurazione della sede dell’associazione antiracket intitolata a Domenico
Noviello, in un bene confiscato in via Ostia. Tra gli intervenuti, Rosario D’Angelo
coordinatore regionale delle associazioni antiracket, Carmela Pagano Prefetto
di Caserta, Franco Malvano, commissario antiracket presso la Regione Campania, Luigi
Ferrucci, presidente associazione antiracket “Domenico Noviello”, il prefetto
Antonio Contarino e Franco Roberti, Procuratore Nazionale Antimafia.
“Il 16 maggio del 2008 io
ero in quel quadrivio di Baia Verde – ha ricordato il procuratore Roberti che Tano
Grasso ha indicato come il vero padre del movimento antiracket in Campania – A
terra c’era il corpo senza vita di Domenico Noviello. In quell’occasione capimmo finalmente quale era la strategia di
quella banda di assassini di cui avevamo difficoltà a capire le mosse. Ci
organizzammo e così cominciò la disarticolazione di quel gruppo criminale. Da
allora è cominciata la crisi, il collasso, del clan dei casalesi. Ed oggi possiamo
dire che quel fenomeno criminale come l’abbiamo conosciuto, con la sua
articolazione anche militare e contro il quale abbiamo combattuto per 20 anni,
non esiste più sul territorio. Ma non dobbiamo abbassare la guardia. Perché le
condizioni socio ambientali non sono cambiate rispetto al passato e potrebbero
riprodurre un nuovo fenomeno di criminalità organizzata”.
La giornata in ricordo di
Domenico Noviello è stata conclusa da Massimiliano Noviello, il figlio di Mimmo.
“Mio padre, è stato ucciso come Federico del Prete, come don Peppe Diana, perché
come loro è stato lasciato solo. Oggi a Castel Volturno c’è l’associazione
antiracket che porta il nome di mio padre. Il mio sogno è di vedere in questa
sede la partecipazione di tanta gente affinché da questo posto parta il
riscatto del territorio. Vorrei che non ci fossero più eroi, ma solo imprenditori che non debbano pagare più alcun tipo di
pizzo”.
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