domenica 1 luglio 2012

PROCLAMARE BEATO ANCHE DON DIANA


“Don Peppino è stato ammazzato come don Puglisi. Dovrebbero proclamare beato anche lui”. Cimitero di Casal di Principe. In un’assolata mattinata, una donna sulla cinquantina e vestita di nero, è ferma davanti la cappella dov’è sepolto don Giuseppe Diana, il sacerdote ucciso dalla camorra il 19 marzo del 1994. “Quando ieri al Tg ho appreso la notizia  che don Puglisi è stato proclamato beato, ho esultato – spiega la donna -  e stamattina ho sentito il bisogno di venire a pregare  sulla tomba di don Peppe. Prego perché sia riconosciuto come martire della chiesa.
Si fermano anche altre donne. Annuiscono alle parole della signora, senza aggiungere altro. Hanno tutte una rosario in mano. Comincia una preghiera collettiva. “Queste scene si vedono spesso fuori la cappella di famiglia – dice Emilio Diana, il fratello di don Giuseppe – e so che anche in molte case di Casal di Principe c’è l’immaginetta di mio fratello con una luce perpetua accesa. Per i casalesi don Peppino è già qualcosa in più di un semplice sacerdote ucciso dalla camorra. Di questo sono contento. Per quanto riguarda la beatificazione – dice Emilio Diana - è qualcosa che appartiene alla chiesa, non a noi familiari”.
 Alcuni mesi fa è stato il vescovo emerito di Caserta, Raffaele Nogaro, a lanciare il sasso nello stagno per chiedere la beatificazione di don Diana. “Giuseppe Diana è il riscatto delle nostre terre sempre oppresse. E’ l’anima pulita della nostra chiesa meridionale. E’ giunto il momento di proclamarlo “beato-makarios, il valoroso, il giusto”. Ha scritto alcuni mesi fa in una lettera ai genitori di don Peppe, sottolineando che:  “Ha pagato di persona, come Gesù, fino a donare la vita per i fratelli. La chiesa non potrà mai assumere il volto della purezza evangelica, se non presenta i suoi “martiri della libertà”, contro le presenze massacranti della camorra.”
Ma ad iniziare l’iter processuale, dev’essere la Diocesi di don Diana, cioè quella di Aversa. E qui, invece, segnali non ce ne sono. Né i fedeli, né i parroci hanno preso alcuna iniziativa per proclamare beato don Diana. A confermarlo è lo stesso vescovo della Diocesi, monsignor Angelo Spinillo. “Fino ad ora non c’è stata alcuna richiesta. Perché avvenga la beatificazione, come nel caso di don Puglisi, bisogna avviare un processo che accerti che l’uccisione sia avvenuta “in odium fidei”,“in odio alla fede” e non semplicemente alla persona – dice monsignor Spinillo-  perciò è necessaria una riflessione approfondita, sentire testimonianze, rileggere gli scritti. Scritti in sé non ce ne sono molti, tranne quel volantino famoso “per amore del mio popolo”. Al momento, quindi, non c’è nulla. Se si decidesse di chiedere l’apertura di un processo per la beatificazione di don Diana – precisa monsignor Spinillo -   dovrebbe essere espressione di una comunità che va a fare una ricerca, raccoglie le testimonianze e le presenta alle Diocesi per poterle vagliare in un apposito tribunale.
E’ un iter abbastanza complesso, di cui il primo passo è quello che un certo numero di fedeli, bastano anche 30 persone, chiede l’avvio del processo. E, di conseguenza, si raccolgono informazioni sulla vita della persona e anche sulla sua morte. Fino ad ora nessuno lo ha fatto. Non sappiamo in futuro, ma al momento la situazione è questa”. Dal “Comitato don Peppe Diana”, nato subito dopo la sua uccisione, arriva invece, la conferma che la richiesta per l’apertura di un processo perla beatificazione è oramai matura. Come conferma uno dei suoi esponenti, Mauro Baldascino: “Con l’arrivo del  nuovo Vescovo credo  vi siano le condizioni giuste. E’ maturo il tempo per rilanciare la proposta del Vescovo Nogaro per la beatificazione di don Peppe, trovando  un valido postulatore”.

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