Iolanda di Tella la mamma di don Diana |
“Si, ho piacere di questa manifestazione. Sono anche
emozionata, ma vorrei che a mio figlio non fosse intitolato niente, perché
vorrei averlo ancora qui con me”. Iolanda Di Tella la mamma di don Giuseppe
Diana, ha le lacrime agli occhi. Nonostante i suoi acciacchi, è voluta essere
presente alla cerimonia di intitolazione della sala consiliare del Comune di
Casal di Principe che la commissione straordinaria, a cominciare dal Prefetto
Silvana Riccio in testa, ha fortemente voluto. Iolanda è seduta in prima fila
con a fianco i figli, Marisa ed Emilio.
La sala è piena. Lo spazio è poco per
contenere tutti. Ci sono le autorità: il prefetto di Caserta, Carmela Pagano,
il questore, Giuseppe Gualtieri, Il maggiore dei carabinieri, Alfonso Pannone,
l’assessore regionale Daniela Nugnes, l’assessore alle politiche giovanili del
Comune di Napoli, Alessandra Clemente, il magistrato Raffaello Magi, tantissime
altre autorità, esponenti delle associazioni Libera, Comitato don Peppe Diana,
il coordinamento per il riscatto. Imprenditori. Molti familiari delle vittime
innocenti di camorra, i sacerdoti di Casal di Principe.
Il prefetto Silvana Riccio |
E’ come se nessuno
avesse voluto mancare a questo appuntamento che per la città è importante. Lo
sottolinea innanzitutto il Commissario del Comune Silvana Riccio: “Abbiamo
voluto questo momento mettendo semplicemente una targa, perché chiunque venga
qui dopo di noi dopo questa esperienza
commissariale, sappia che questa sala è
intitolata a don Peppe Diana. Un sacerdote che ha detto che ognuno di noi si
deve assumere la responsabilità di essere segno di contraddizione”.
Don Tonino Palmese |
“Ricordare don Peppino dando il suo nome a
questa sala – ha detto Don Tonino Palmese, referente regionale di Libera - Ci
ricorda due parole importanti: Memoria e impegno e pone anche una responsabilità a tutti coloro che
entreranno in questa sala come consiglieri comunali. Questo luogo non potrà
essere più infangato dalla presenza di
criminali, ma dà anche un possibilità di conversione a tutti. Spinge ognuno di
noi a fare la propria parte per poter cambiare il nostro presente, non solo per
la nostra felicità, ma anche per la felicità degli altri”.
Il magistrato Donato Ceglie |
“Don Peppino era un
parroco che interpretava il messaggio di cristo ponendo prioritariamente nel
suo impegno la mobilitazione della chiesa al centro della sua azione contro la
camorra e contro le organizzazioni criminali – Il magistrato Donato Ceglie,
amico di don Diana, ha voluto sottolineare l’aspetto religioso della figura del
parroco ucciso dalla camorra - Ed anche
per questo, come è scritto a chiare lettere nelle pagine giudiziarie, che lui è
stato ammazzato, perché simbolo di impegno per la legalità per la sua terra
contro le organizzazioni criminali. Don Peppe un successo lo ha già conseguito
– ha ribadito Ceglie - queste che per
decenni sono state terre di camorra, ora possiamo dire che sono le terre di don
Peppe Diana”.
Il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo |
“Don Diana era un
sacerdote, ma era anche un cittadino – ha sottolineato il vescovo di Aversa,
monsignor Angelo Spinillo - I cristiani da sempre si sono posti il problema di
essere cittadini e come vivere da cittadini animati dalla luce della fede. Ma
posso dire a ragion veduta che non può esistere un buon cristiano che non sia
un onesto cittadino. L’espressione “per amore del mio popolo non tacerò” – cita
il documento scritto da don Diana - “dice
come il cristiano vive il suo ruolo di cittadino con l’atteggiamento del
profeta, non per predire il futuro, ma con l’atteggiamento di chi in ogni
situazione va a cercare le cause più profonde e nel fare questo, tende ad
orientare il cammino di ciascuno verse una metà più grande. Don Diana è stato
capace di tutto ciò.”
E’ stata poi la mamma di don Diana, Iolanda, a scoprire la targa posta all’entrata della
sala consiliare alla fine della cerimonia commemorativa. Una corona di fiori è
stata infine deposta sulla tomba di don Diana alla presenza delle autorità e dei
familiari di don Peppe. Dopo la cerimonia è stato presentato il libro “Mafie”
presso l’Università per la legalità, alla presenza degli autori, il giornalista
Giuseppe Crimaldi e il magistrato della DDA, Giovanni Conzo.
Nessun commento:
Posta un commento